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Lunedì, 29 Aprile 2024

Dopo i custodi sociali arrivano anche gli educatori professionali per gli anziani

Partito il progetto "Casa, comunità, cura" con cui l'Ulss intende aiutare a domicilio coloro che hanno un'età compresa tra i 75 e gli 84 anni e che iniziano a soffrire di una compresenza di fragilità fisiche, cognitive, sociali e relazionali

Il progetto "Domiciliarità 2.0" si evolve e diventa "Casa, comunità, cura", una nuova attività dell'Ulss 9 Scaligera finanziata da Fondazione Cariverona nell'ambito del bando Domiciliarità Integrata.

Il progetto è dedicato agli anziani, in particolare quelli con un'età compresa tra i 75 e gli 84 anni e che iniziano a soffrire di una compresenza di fragilità fisiche, cognitive, sociali e relazionali. "Casa, comunità, cura" ha l’obiettivo di lavorare sulle loro risorse e sulle competenze ancora presenti, che vanno stimolate per poter invecchiare mantenendo una buona qualità di vita.

Con questo progetto, l'Ulss si è posta gli obiettivi di aumentare e innovare le politiche a sostegno della domiciliarità e sollecitare la partecipazione attiva nella presa in carico degli anziani in condizioni di fragilità, ma anche di contrastare l’isolamento e la solitudine degli anziani e di prevenire la loro perdita di autonomia.
Per raggiungere questi obiettivi L'Ulss intende promuovere e sostenere la cultura della domiciliarità attraverso dispositivi operativi che si integrino con i servizi esistenti. E questi dispositivi possono essere la figura del "custode sociale", già sperimentata a Bardolino e a Garda; la figura innovativa dell'"educatore professionale" per gli anziani; e la creazione di un gruppo di lavoro permanente per la domiciliarità rappresentativo di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nelle azioni.
Il gruppo operativo permanente per la domiciliarità sarà supportato dal professor Paolo Pezzana, consulente e formatore, professore a contratto dell'università Cattolica Sacro Cuore di Milano e consulente di "On" Impresa Sociale.

Il progetto, con capofila l'Ulss 9 Scaligera, coinvolge la Bassa e l'Ovest Veronese e gli operatori dei servizi socio-sanitari attivi sul territorio. Come partner del progetto ci sono le 62 amministrazioni comunali che sosterranno la messa in campo operativa dei custodi sociali e degli educatori professionali.
E fin dalla fase di ideazione del progetto, in co-progettazione, sono stati coinvolti sette enti del terzo settore (associazione Mano nella Mano, cooperativa Cercate, cooperativa Spazio Aperto, cooperativa Azalea, Fondazione Gobetti, associazione Don Giuseppe Girelli e associazione Volontari Oppeanesi) che collaboreranno alla fase di realizzazione delle attività, mettendo in campo le loro specifiche esperienze e competenze. «Con "Casa, comunità, cura" l'Ulss 9 vuole sperimentare una co-progettazione con enti del terzo settore per sviluppare una serie di iniziative e dispositivi nell’ambito della domiciliarità - ha spiegato il dottor Raffaele Grottola, direttore dei servizi socio-sanitari dell'Ulss scaligera - A fronte di una domanda di aiuto da parte di famiglie con persone anziane che necessitano di assistenza, vogliamo sviluppare servizi domiciliari non in alternativa ma ad integrazione di una rete di strutture residenziali, già molto sviluppata».

«Co-progettare la comunità, la sostenibilità, la domiciliarità: questa è la sfida che portiamo avanti - ha commentato Pezzana - Lo scopo è ricercare, connettere, immaginare modi nuovi per attivare risorse, che non sono solo risorse economiche, ma anche le risorse delle persone, quelle delle stesse persone fragili e delle comunità intorno a loro. Vorremmo riuscire a portare tutte queste risorse in un sistema con una regia ordinata, con un radicamento nell’ente pubblico, che sia connettore di risorse all’interno di un dispositivo organizzato. Solo uniti, tutti insieme, possiamo raggiungere risultati: per cambiare il welfare locale e renderlo più sostenibile».

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