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Flavio Tosi plaude Draghi per la riapertura delle scuole, ma è stato Draghi a chiuderle

Tosi la giudica una «novità di rilievo», la ministra Gelmini parla di «segnale di rinascita», ma chi ha disposto la Dad dagli asili alla prima media in zona rossa è stato il governo Draghi che ora si autocelebra promettendo di tornare alla zona rossa disegnata dal governo Conte

La notizia della riapertura anche in zona rossa delle scuole, dagli asili fino alla prima media, è sicuramente una bella notizia. La conferma che il prossimo decreto a firma Mario Draghi prevederà per il periodo dopo la Pasqua il ripristino della didattica in presenza anche in zona rossa è stata data dallo stesso presidente del Consiglio durante una conferenza stampa tenutasi venerdì pomeriggio a fianco del ministro della Salute Roberto Speranza. A stretto giro è arrivato il commento dell'ex sindaco di Verona Flavio Tosi, il quale in una breve nota sui social ha scritto:

«È una novità di rilievo la volontà del governo di riaprire, dopo Pasqua, le scuole anche in zona rossa, almeno sino alla prima media. La scuola in presenza è un diritto inalienabile per l'educazione, la formazione, l'istruzione e la socialità di bambini e ragazzi. Il precedente governo, - ha aggiunto Flavio Tosi - da quando è esplosa la pandemia, non è mai riuscito a trovare un metodo per garantire questo diritto. Uno dei vulnus più gravi di quest'ultimo anno, con il disagio sempre più crescente di ragazzi, famiglie e insegnanti. Un malessere sfociato nelle proteste di domenica scorsa anche nella mia città, Verona, dove ho raccolto la comprensibile insofferenza di tantissime persone».

Ora, parlare di «novità di rilievo» e poi rimarcare che il precedente governo non ha saputo garantire il diritto all'istruzione rischia di creare un po' di confusione. I casi sono due: o Flavio Tosi non ricorda, oppure preferisce evitare di ricordare. Tuttavia, vanno precisate alcune cose: il Dpcm del 2 marzo a firma Mario Draghi ha stabilito che in zona rossa, dagli asili alle scuole superiori, tutti gli alunni finissero in Dad, senza se e senza ma. Questa fu una misura che la precedente zona rossa, cioè quella disegnata dal Dpcm del 14 gennaio a firma del vituperato ex premier Giuseppe Conte, in realtà non prevedeva affatto. Sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario. Nella precedente zona rossa, infatti, gli asili, le scuole dell'infanzia e fino alla prima media, potevano tranquillamente continuare a svolgersi in presenza. Nel Dpcm 14 gennaio 2021, l'ultimo a firma Giuseppe Conte, si leggeva infatti per la zona rossa all'Art. 3 comma 1 lettera f):

«Fermo restando lo svolgimento in presenza della scuola dell’infanzia, della scuola primaria, dei servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65 e del primo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado, le attività scolastiche e didattiche si svolgono esclusivamente con modalità a distanza».

In sostanza era la situazione cui oggi il nuovo premier Mario Draghi promette di fare ritorno con il suo nuovo Dpcm che al momento è in fase di studio. Nel mezzo c'è però stato il Dpcm che Draghi ha firmato il 2 marzo 2021 nel quale si leggeva per la zona rossa all'Art. 43 che «sono sospese le attività dei servizi educativi dell’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza». Insomma, Draghi ha chiuso asili nidi, scuole dell'infanzia ed elementari e pure la classe prima media, ora afferma di volerle riaprire ripristinando le condizioni previste dalla zona rossa disegnata dal precedente governo, e tutto questo sarebbe una «novità di rilievo»? 

Affermazioni consonanti con quelle di Flavio Tosi sulla scuola sono arrivate anche da parte della ministra per gli Affari Regionali in quota Forza Italia, l'On. Maria Stella Gelmini, la quale sempre via social scrive:

«Quando penso al futuro penso a mia figlia Emma che tra pochi giorni compie 11 anni. Sono mamma, capisco le difficoltà vissute dalle famiglie in questi mesi di pandemia e so quanto sia necessario per i nostri bambini tornare in classe il prima possibile. Al termine della cabina di regia di questa mattina, presieduta dal presidente Draghi, abbiamo deciso di riaprire in sicurezza dopo Pasqua le scuole fino alla prima media, anche in zona rossa. È un segnale di speranza e di rinascita. L’Italia ne ha bisogno».

Tutto bene, ma se riaprire gli asili e riportare gli studenti in classe fino alla prima media anche in zona rossa è «un segnale di speranza e di rinascita», cosa condivisibile e giusta, qualcuno ci può cortesemente spiegare come mai il governo di cui Gelmini è ministra, Draghi è premier e Tosi acceso sostenitore, ha deciso al contrario di metterli in Dad per oltre un mese lo scorso 2 marzo 2021? Altra questione assai spinosa è quella delle riaperture per quanto concerne imprese ed attività economiche in genere. Sul punto ad essere critico è lo stesso Flavio Tosi che nella sua nota prosegue così:

«Servirebbe già da ora un passo in più anche sulla riapertura delle attività economiche, bar e ristoranti. - afferma l'ex sindaco di Verona - Pertanto spero siano indiscrezioni non corrette quelle che stanno emergendo su divieti e chiusure che si protrarrebbero anche dopo Pasqua, fatta salva qualche apertura ridotta. È positivo che Draghi si stia riservando di pensarci, occorre però uno slancio di coraggio. Si dia qualche concessione maggiore per riaprire secondo le regole di sicurezza anti-virus».

Le indiscrezioni cui fa riferimento Flavio Tosi sono quelle circolate quest'oggi circa la "sospensione" della zona gialla fino al prossimo 30 aprile. Così come in questi giorni e fino al 6 aprile è stato stabilito con un decreto-legge, il numero 30 del 13 marzo 2021, che anche quelle Regioni che avessero avuto dei dati da zona gialla si sarebbero trovate comunque con l'applicazione delle norme e dei divieti previsti per la zona arancione, il governo starebbe valutando di ribadire lo stesso meccanismo fino al prossimo 30 aprile, cioè alla data di scadenza fissata per il nuovo Dpcm in via di elaborazione.

Tutto ciò vorrebbe dire che per i locali della ristorazione si tratterebbe di poter fare solo servizio d'asporto e domicilio per un altro mese, oltre al fatto che teatri e cinema dovrebbero restare chiusi e che nemmeno si inizierebbe a parlare di riapertura per palestre, piscine ed altre tipologie di attività sin qui al centro delle restrizioni. Sul punto era intervenuto già Matteo Salvini nelle scorse ore, sostenendo che «è impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile», chiedendo poi al premier Draghi che «dal 7 aprile, almeno nelle Regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse, a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi». La risposta di Draghi è giunta sempre in conferenza stampa, quando ha spiegato che aperture e chiusure dipendono «dall'andamento dei dati».

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