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Suicidio assistito, comincia la discussione in consiglio regionale

La proposta di legge d'iniziativa popolare è approdata in quinta commissione e il tema divide anche all'interno degli stessi partiti

Sono ripartite questo pomeriggio, 13 novembre, alle 14, le attività del consiglio regionale del Veneto con un tema su cui si è discusso tanto e su cui ancora si discuterà. Oggi infatti si è riunita la quinta commissione permanente con le audizioni dei portatori d'interesse sul progetto di legge d'iniziativa popolare con cui si intende regolamentare il suicidio medicalmente assistito.

Due, finora, i casi in Veneto. Prima Stefano Gheller e poi Gloria (nome di fantasia) hanno chiesto alle rispettive Ulss di accedere alla procedura del suicidio medicalmente assistito. Una procedura resa possibile dalla sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale. In questi due casi, i paletti imposti dalla sentenza erano stati tutti rispettati e le aziende sanitarie non hanno potuto far altro che acconsentire alle volontà dei due cittadini.
Questi casi hanno però evidenziato il vuoto legislativo ancora presente sia a livello nazionale che regionale. Per colmare questo vuoto è sottoscritta con migliaia di firme la legge che da oggi sarà discussa e valutata dal consiglio regionale. Una legge sostenuta dal Movimento 5 Stelle. «Manca una norma chiara che regolamenti le procedure del suicidio medicalmente assistito - ha evidenziato la consigliera regionale 5 Stelle Erika Baldin - E il Veneto ora può essere la prima regione a colmare questo vuoto. Non si può essere contrari alla sentenza della Consulta. Va applicata e bisogna garantire ai malati il diritto di scegliere in libertà e coscienza. Ciascuno dev'essere padrone del proprio futuro e il compito delle istituzioni è quello di sostenere i cittadini nelle loro scelte. La proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall'associazione Coscioni in tutte le regioni serve per applicare la sentenza della Corte omogeneamente in tutto il territorio nazionale».

E per sostenere questa legge, Baldin chiede a tutte le forze politiche all'opposizione di essere compatte «a sostegno di una proposta di legge che segna un passaggio storico per il Veneto e l'Italia nella cultura dei diritti». Nel Partito Democratico, infatti, alcune consigliere sono sembrate poco convinte su un testo che invece viene fortemente osteggiato da Fratelli d'Italia e da altri partiti in maggioranza. E tra questi partiti c'è anche la Lega, che però sembra spaccata. Il presidente della Regione Luca Zaia, infatti, è a favore di una norma che regolamenti il fine vita, ma c'è una parte del suo partito che non vuole sentir parlare di suicidio medicalmente assistito.

Il nocciolo duro dei contrari alla proposta di legge è rappresentato dai tre consiglieri regionali Stefano Valdegamberi, Nicola Finco e Fabiano Barbisan, i quali contrappongono al suicidio assistito una proposta che miri ad aumentare i fondi per care giver, cure palliative e terapia del dolore. «Il loro scopo è quello di affossare il procedimento sul fine vita intrapreso in Veneto - hanno commentato Anna Lisa Nalin e Corrado Cortese di +Europa - Ma non c’è più tempo per rimandare la disciplina del fine vita e allungare il calvario di migliaia di cittadini italiani che vogliono vedere regolato in tempi brevi il proprio diritto».

+Europa, pur non essendo presente in consiglio regionale, è intervenuto a favore della proposta. Ma al di fuori del consiglio si sono fatti sentire anche i contrari. Massimiliano Zannini, coordinatore regionale in Veneto de Il Popolo della Famiglia, chiede ai consiglieri di «potenziare il sostegno ai cittadini fragili» invece di sostenere «iniziative a favore del suicidio assistito». Ed ha aggiunto: «La tanto sbandierata eccellente sanità veneta è un mito. Abbiamo ottimo personale sanitario ad ogni livello che tuttavia tiene sulle proprie spalle il peso e i disagi di un sistema devastato da errate scelte politiche. Questo è ingiusto, com'è inaccettabile che medici, infermieri e operatori siano sottopagati e sottodimensionati rispetto le reali necessità dei cittadini. Esistono liste di galleggiamento di pazienti che attendono mesi anche in caso di prescrizioni urgenti, persone che non possono curarsi perché per abbreviare i tempi delle visite mediche l'unica soluzione sarebbe la costosa sanità privata, l'assistenza domiciliare è ridotta al lumicino e i medici di famiglia sono oberati di richieste. In questa emergenza sanitaria, la Regione Veneto invece pensa al suicidio assistito. Questo è il risultato di un fallimento politico epocale dove la salute del cittadino viene considerata un mero costo da abbattere».

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