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Valdegamberi al soldo di Putin? «Contro di me diffamazione e isolamento»

Il politologo Parsi insinua il sospetto di «legami tra potere e denari putiniani». Il consigliere regionale si difende, ma per il suo elogio delle elezioni presidenziali russe sono tornate a piovere le richieste di dimissioni

Tra chi lo critica, chi ne chiede le dimissioni, chi prende le distanze e chi tace per non dargli visibilità, è ripartito il treno delle reazioni all'ennesima uscita controversa del consigliere regionale veronese Stefano Valdegamberi.

Dopo lo scontro a distanza, condito con una querela, con le posizioni espresse da Elena Cecchettin, la sorella della vittima di femminicidio Giulia Cecchettin, Valdegamberi è tornato a far parlare di sé per il suo ruolo da osservatore internazionali alle recenti elezioni presidenziali in Russia. Elezioni da molte ritenute per niente democratiche, ma che invece sono apparse più che regolari agli occhi del consigliere regionale. Anzi, per Valdegamberi il sistema di voto russo «è più avanzato del nostro e molto efficiente. Sarebbe da proporre nel nostro Paese».

Considerazioni da cui il gruppo di maggioranza vicino al presidente della Regione Luca Zaia ha preso le distanze, ma per l'opposizione non basta. La consigliera de Il Veneto che Vogliamo Elena Ostanel vorrebbe che proprio leghisti e zaiani prendessero sul serio le «parole pericolose del consigliere Valdegamberi» chiedendone «di conseguenza le dimissioni».
«Troppo facile far finta di niente e lasciare che dica certe falsità propagandistiche - ha aggiunto Ostanel - Se oggi siede in consiglio regionale è merito di chi l’ha candidato. Valdegamberi è un rappresentante eletto che deve portare rispetto all’istituzione che rappresenta in particolare se si permette, senza alcun titolo, di fare l'osservatore di un sistema, quello russo, che ha già dato prova della sua qualità con continue persecuzioni di oppositori, arresti di massa ed esercito nelle cabine elettorali. Se per Valdegamberi questa è democrazia, non merita di sedersi nell'aula del nostro consiglio regionale».

Dal punto di vista tecnico, però, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti ha le mani legate. Valdegamberi non ha commesso nessun reato e non ha violato norme del consiglio. Quindi, dal punto di vista formale non lo si può richiamare, né tantomeno estromettere da un'assemblea di cui lui fa parte perché liberamente eletto.

E al coro delle critiche si è aggiunto anche il noto politologo Vittorio Emanuele Parsi, che parlando di Valdegamberi ha insinuato il sospetto di «legami tra potere e denari putiniani». Un'accusa da cui il consigliere veronese si è difeso così: «Chi non si allinea al mainstream viene colpito con la diffamazione e l’isolamento. Strano modo di concepire la libertà di pensiero: liberi di dire e fare ciò che vuole il mainstream, ben teleguidato dagli stregoni della comunicazione, al soldo dei veri detentori del potere. Oggi ogni volta che apri bocca sei bollato a priori come filoputiniano e fascista. Il fine è sempre quello: l’emarginazione sociale. Questa tecnica viene usata in più occasioni anche su di me. Ma questi "santoni della verità" che distribuiscono patenti agli altri sono realmente imparziali? Se lo fossero non userebbero questi metodi. Il potere del popolo non può essere a doppio standard: legittimo quando piace ed illegittimo quando non piace. Dobbiamo semplicemente prenderne atto e metterci attorno a un tavolo. Ma la diplomazia, ahimè, è morta da tempo come metodo per la soluzione dei conflitti e, beffandosi della Costituzione, pare che non ci sia altro strumento se non la guerra».

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