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Cronaca Porto San Pancrazio / Lungadige Galtarossa

Abusi in questura a Verona, le reazioni della politica locale tra richieste di verità, garantismo e immigrazione

Se l'ex primo cittadino Flavio Tosi auspica una modifica del reato di tortura, dal PD parlano di «isolare le mele marce», mentre i sindacati chiedono di evitare processi mediatici, i quali sono nel mirino anche di Castellini di FN, che punta il dito sulle conseguenze dell'immigrazione

Sono state tante le considerazioni del mondo politica sul caso scoppiato martedì in questura a Verona, con l'arresto di un ispettore e quattro agenti della polizia di stato per tortura e, a vario titolo, per lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Reati che sarebbero emersi in un'indagine durata circa otto mesi, tra luglio 2022 e marzo 2023, che avrebbe portato alla luce sette episodi che hanno avuto come vittime senzatetto e cittadini stranieri
Ad inchiodare i cinque indagati sarebbero anche le intercettazioni telefoniche, tra le quali quelle di un agente che racconta alla fidanzata le vessazioni inflitte alle persone che in quel momento si trovavano sotto la sua custodia. 

«No a processi mediatici»

Le prime ad intervenire sulla vicenda sono state le sigle sindacali che rappresentano il personale della questura scaligera. SIULP, SAP, SIAP, FSP-PDS, COISP-MOSAP e SILP-CGIL, infatti hanno diramato una nota congiunta nella quale sottolineano la trasparenza dell'indagine condotta dalla Mobile e dei provvedimenti presi, chiedendo un giudizio equo per i fatti che saranno accertati e i loro responsabili, evitando eccessi di giustizialismo. 

«Si tratterebbe di fatti risalenti ad alcuni mesi addietro, emersi nel corso di un’indagine che vedrebbe coinvolti vari colleghi che, al tempo, presuntivamente nel corso dell’ultimo trimestre dello scorso anno, prestavano servizio alle Volanti.
Allo stato dell’arte, non avendo un’approfondita conoscenza delle risultanze investigative, le scriventi, in rappresentanza della totalità dei poliziotti veronesi, non possono che limitarsi ad alcune considerazioni necessariamente condizionate dalla genericità delle informazioni a disposizione.
In primo luogo, va evidenziato come l’attività di accertamento sia stata posta in essere dalla stessa Squadra Mobile scaligera, segno eloquente dell’assoluta linea di trasparenza e d’imparzialità che caratterizza le donne e gli uomini che quotidianamente prestano servizio presso la questura di Verona, e che riflettono il generale approccio culturale di tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato.
Tutti gli interessati erano stati trasferiti dalle Volanti già nello scorso mese di dicembre, rendendo palese come questa inopinata decisione non potesse che avere quale presupposto una attività di indagine a loro carico. Attività che ha poi trovato conferma in ulteriori movimenti interni successivamente disposti, sempre con allontanamento dalle Volanti, di altri operatori.
Alla luce di queste disposizioni si è rimosso, in nuce, il potenziale pericolo di inquinamento delle prove ed al contempo anche quello di possibile reiterazione dei reati, atteso che l’incarico a cui sono stati assegnati tutti gli interessati dai provvedimenti restrittivi escludeva, da parte loro, potenziali interferenze.
Sorprende, quindi, non poco prendere atto del trattamento riservato a chi, nei sei mesi successivi, ha continuato a lavorare e ad esercitare le funzioni tipiche degli operatori delle FF.OO. (che, al pari delle restanti helping professions, sono diuturnamente esposte a delicatissime attività che, non di rado, degenerano in loro danno) mantenendo continuamente alto il proprio senso del dovere e di appartenenza alla Polizia di Stato.
Beninteso, non è nostra intenzione invocare alcuna impunità. Confidiamo invero che gli sviluppi processuali possano consentire di individuare e perseguire, laddove siano comprovate, le rispettive responsabilità ed in pari tempo le estraneità alle configurate ipotesi accusatorie, auspicando che nelle more del giudicato si possano evitare processi mediatici che rischiano di infliggere pene e frustrazioni morali che nessuna eventuale assoluzione futura potrà riparare».

Tosi: «Accertare i fatti. Serve una modifica al reato di tortura»

Cauto sul tema l'onorevole di Forza Italia ed ex sindaco di Verona Flavio Tosi, il quale chiede maggiore calma prima di emettere giudizi affrettati e si lancia in difesa delle forze dell'ordine, auspicando anche una modifica alla legge che regola il reato di tortura. 
«Prima di dare giudizi sulla vicenda credo sia giusto e corretto accertare definitivamente i fatti e le singole posizioni degli agenti. Ricordo che c’è ancora un’indagine in corso e già altre volte abbiamo visto persone arrestate e poi assolte o addirittura prosciolte prima del procedimento giudiziario. Sono un garantista. Ma una cosa deve essere chiara: siano evitate strumentalizzazioni e generalizzazioni da parte di chicchessia. Gli eventuali reati sono sempre da addebitare a mere responsabilità individuali. Le forze dell’ordine e il corpo di Polizia di Stato sono un pilastro della nostra sicurezza. A loro va la mia solidarietà e vicinanza».
Tosi spiega poi la sua visione dal punto di vista politico: «In linea generale credo sia opportuno trovare una quadra per apportare modifiche al reato di tortura. Per com’è codificato lascia troppo adito a strumentalizzazioni di ogni genere e alle interpretazioni estensive di una certa parte della magistratura». 

L'ex sindaco di Verona riflette poi sul tema di quali siano i margini di effettiva reale operatività dati dalle norme alle forze dell’ordine e agli addetti alla sicurezza anche privati: «Polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale, ma anche vigilantes privati hanno a che fare ogni giorno con delinquenti e malviventi, non con dei santi, questo va ricordato sempre. Malviventi che, non di rado, minacciano, insultano e a volte muovono anche le mani contro chi porta una divisa e non può fare sostanzialmente nulla perché poi rischia di essere accusato di qualche reato. Occorre dare maggiori garanzie alle forze dell’ordine e a chiunque lavori per la sicurezza dei cittadini». 

«Gli anticorpi del nostro sistema democratico funzionano»

Giorgio Pasetto, dell'assemblea nazionale di +Europa, e il coordinatore veronese Lorenzo Dalai, hanno espresso la loro «fiducia nelle istituzioni e nel percorso giudiziario» e la loro «solidarietà a tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine che quotidianamente svolgono il loro lavoro con correttezza e dedizione», sottolineando che «gli anticorpi del nostro sistema democratico funzionano, anche quando ci sono accuse per gravi episodi di devianza istituzionale». 

Martella: «Notizia che lascia sgomenti e inquieti»

«La vicenda che vede al centro alcuni agenti, arrestati, che prestavano servizio presso la Questura di Verona ci inquieta e ci lascia sgomenti. Si tratta di accuse gravi su cui ci auguriamo che presto la giustizia faccia il suo corso. E credo che per primi a chiedere questa chiarezza siano le donne e gli uomini che indossano questa divisa quotidianamente con onore e spirito di servizio. La Polizia di Stato appartiene al Paese e chi l'ha offesa è giusto che paghi per aver rotto innanzitutto il rapporto di fiducia con la comunità nazionale considerato il delicato lavoro che svolge per la sicurezza di tutti noi», ha detto il segretario regionale del Partito democratico del Veneto, Andrea Martella.

«Fatti di gravità inaudita ma fiducia nelle istituzioni: isoleranno le mele marce»

«Quelle che emergono dall’inchiesta della magistratura nei confronti di alcuni agenti della Questura di Verona accusati di soprusi, vessazioni e prevaricazioni ai danni di persone inermi – per lo più senza fissa dimora, immigrati poveri o persone affette da gravi dipendenze da sostanze – sono azioni di una gravità inaudita, rese ancora più inaccettabili dalla gratuità e della crudeltà dei comportamenti tesi a demolire psicologicamente, oltre che a ferire, persone già in condizioni di grave disagio e debolezza psichica». Sono le parole di Franco Bonfante e Alessia Rotta, segretari del PD a Verona, i quali sottolineano la gravità di quanto emerso finora dalle indagini, ribadendo però la loro fiducia nelle istituzioni e nella loro capacità di allontanare chi non rimane all'interno delle regole: «Tutto ciò non deve tuttavia minare la fiducia nell'istituzione del corpo della polizia di stato il cui operato è fondamentalmente sano come dimostra il fatto che la magistratura ha affidato le indagini proprio alla Squadra mobile di Verona. Le forze di polizia svolgono ogni giorno un lavoro indispensabile di prevenzione e repressione che garantisce sicurezza ai cittadini veronesi. Come Partito Democratico nutriamo pertanto piena fiducia nella magistratura e nella capacità della polizia di stato di isolare le mele marce e di prevenire altri comportamenti simili».

«Verità fino in fondo per una vicenda dai contorni gravissimi»

«Se accertati, si tratterebbe di fatti gravissimi. Di atti di violenza commessi da coloro che i reati li dovrebbero prevenire, non sicuramente commetterli», questo il commento della consigliera regionale veronese del PD Veneto, Anna Maria Bigon. «Si accerti tutta la verità immediatamente. Parliamo di reati legati a violenze contro la persona e la loro dignità. Un ringraziamento sentito va a quanti hanno svolto le indagini consentendo di aprire uno squarcio su questi fatti illeciti. Piena fiducia quindi alla Magistratura ed alla Polizia».

«Invasione migratoria e leggi inadeguate ne sono la causa; processo mediatico? Questa è l’Italia che difendete»

Diverse invece le considerazioni di Luca Castellini, di Forza Nuova Verona, che punta il dito sulle conseguenze dell'immigrazione: «Quello che è successo nelle stanze della Questura veronese probabilmente succede anche in altri uffici di polizia in Italia; l’immigrazione incontrollata che ha riempito le nostre strade, le nostre cronache, i tribunali e quindi le questure, affrontata con leggi inadeguate e senza regole di rimpatrio, sono la causa di quanto accade e continuerà ad accadere se questo status quo sarà mantenuto. 
Quando le forze dell’ordine - prosegue Castellini - ti rispondono laconicamente ‘tanto domani li fanno uscire con un foglio di espulsione che per loro è carta straccia, può capitare che l’esasperazione prenda il sopravvento e che qualcuno pensi di utilizzare malamente la paura come deterrente per qualche delinquente prima di ritrovarselo in Piazzale XXV aprile 48 ore dopo averlo arrestato mentre ti sventola una bottiglia rotta sotto il naso, dato che espulsioni o i blocchi navali in Italia restano un miraggio.
Quanto ai processi mediatici, direi ai sindacati di Polizia di non lamentarsi troppo perché, contrariamente ai loro colleghi e citando me ad esempio, tanti italiani hanno perso lavoro o peggio sono stati emarginati perché già condannati (foto e nome) sui giornali, per poi magari venire assolti dopo qualche anno di tritacarne; i processi mediatici fanno ormai parte dell’Italia che ogni giorno difendete», ha concluso. 

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