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Pfas, Miteni: "Le inutili indagini sui terreni bloccheranno la bonifica per anni"

L'azienda di Trissino ha specificato che il suo ricorso al Tar non è per i danni subiti, ma una quantificazione di costi nel caso venisse attuato il piano di caratterizzazione disposto dalla conferenza dei servizi

Non è stata ufficialmente riconosciuta come la principale responsabile dell'inquinamento da Pfas in Veneto, ma di questo è indagata. Per questa la il ricorso al Tar da quasi 100 milioni di euro avanzato dalla Miteni di Trissino ha fatto discutere. Sembra tutto assurdo: un'azienda sospettata di aver inquinato un ampio territorio che chiede i soldi. Il sovvertimento più totale al principio "chi inquina, paga".

Dietro la richiesta della Miteni c'è il piano di caratterizzazione richiesto per verificare la presenza di contaminazioni nei terreni dell'azienda vicentina. Il 15 gennaio la ditta di Trissino ha inviato un cronoprogramma di attività di verifica dei terreni diverse dal piano disposto dalla conferenza dei servizi. È in questo ambito che si inserisce il ricorso della Miteni al Tar. Secondo l'azienda, infatti, il piano predisposto dalla conferenza dei servizi avrebbe dei costi ritenuti dalla Miteni ingiustificati. Costi appunto per quasi 100 milioni di euro. Il ricorso al Tar quindi non è una richiesta per i danni subiti, ma una quantificazione dei costi se venisse attuato il piano di caratterizzazione.

Ma non è tutto. Secondo la Miteni, il piano di caratterizzazione della conferenza dei servizi non sarebbe neanche utile alla collettività.

Il nostro piano - spiegano dalla Miteni - prevede centinaia di metri di scavi con 122 trincee che a differenza dei carotaggi sono in grado di trovare anche eventuali rifiuti piccoli attraversando interamente le aree. Il piano di caratterizzazione disposto dalla conferenza dei servizi richiede tempi lunghissimi e terminerebbe nel 2035. Secondo le disposizioni, fino a quando non è terminata la caratterizzazione non è possibile procedere con la bonifica dei terreni che quindi rimarrebbe bloccata per 17 anni. Il nostro piano può essere realizzato in un tempo molto più breve, è più accurato e prevede inoltre di demolire fin da subito una palazzina costruita in un periodo storico coincidente a quello in cui sono stati trovati i rifiuti seppelliti negli anni Settanta da una precedente proprietà, rifiuti ritrovati dai tecnici ambientali dell'azienda all'inizio dello scorso anno con la tecnica delle trincee che erano invece sfuggiti ai carotaggi. Miteni conferma la disponibilità ad effettuare su richiesta degli enti ulteriori indagini ambientali ma ritiene queste attività inutili in quanto la fonte della contaminazione è già stata individuata nei rifiuti sepolti negli anni Settanta nell'argine del torrente Poscola come emerge da tutte le evidenze tecniche. Se non si perdesse tempo a fare altre inutili ricerche che non hanno nessun fondamento tecnico, l'azienda potrebbe iniziare immediatamente il piano di bonifica anche dei terreni oltre a quello dell'acqua di falda già in corso.

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