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Cronaca

Chiusura Glaxo, sindacati sul piede di guerra

"Inaccettabile". L'ennesima batosta mette in ginocchio l'industria veronese

Il mondo sindacale è sul piede di guerra dopo la decisione da parte della Glaxo SmithKline di chiudere il Centro ricerca e sviluppo veronese. Lo smantellamento del reparto dovrebbe avvenire entro fine anno e questo comporterà la perdita del posto di lavoro per 550 ricercatori. Una decisione che andrà a colpire uno dei settori a più elevata qualificazione professionale presenti sul nostro territorio, ma non solo

È una notizia scioccante”, aveva annunciato a ieri a caldo Francesco Crespi della Rsu di Glaxo. “Il Centro ricerche era il fiore all'occhiello non solo per Verona”, ha aggiunto il sindacalista. A Crespi hanno fatto eco Filcem Femca e Uilcem: “É inaccettabile! Questo l'unico commento possibile”. I due gruppi sindacali ricordano, inoltre, che la cancellazione di uno dei più importanti centri di Ricerca sulle Neuroscienze, con 700 ricercatori occupati, “disperde un patrimonio inestimabile di eccellenza scientifica e professionalità elevatissima”. Secondo il segretario generale della Filcem del Veneto, Stefano Facin: “Ci troviamo di fronte ad un enorme problema politico che, se non affrontato, rischia di essere devastante per il nostro Paese”.

Sulla stessa linea di pensiero Carla Pellegatta, segretaria generale Cgil di Verona, che ha tuonato: “Con l’annuncio di Glaxo la situazione economica e occupazionale del nostro territorio assume connotati pesantissimi”. La rappresentante della Cgil ha anche puntato il dito contro “il processo di de-industrializzazione che da anni è in atto nella nostra provincia” e che “deve essere fermato”.

Nell’ultimo periodo, infatti, sono molte le altre importanti realtà veronesi a cedere il passo lasciando senza lavoro i dipendenti. Ricordiamo, tra i tanti, i 143 lavoratori della cartiera di Cadidavid, che non percepiscono lo stipendio dallo scorso novembre, o i cassaintegrati del gruppo cucine Giacomelli Maistri Mintoti, oppure i 180 prepensionamenti che la Mondadori ha imposto allo stabilimento scaligero.
Il risultato di questa situazione, che accomuna centinaia di imprese veronesi, è che le famiglie entrano in una crisi economica ancora più preoccupante di quella mondiale, con rate del muto da pagare e scadenze economici alla quali non si può scappare. Secondo il segretario provinciale della Cisl Massimo Castellani, per uscire da questo periodo nero “serve un progetto industriale, nazionale, regionale e locale”. Il sindacalista ha aggiunto anche: “Serve sbrigarsi, perché il tempo stringe e i prossimi mesi, le prossime settimane, saranno determinanti. Tutti aspettano la ripresa, ma una ripresa vera, soprattutto chi è disoccupato, in cassa integrazione, in mobilità a 700 euro al mese”, ovvero chi non ha tempo di aspettare.

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