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Cronaca Zai / Viale del Lavoro

Agricoltori Coldiretti in presidio al Brennero contro il "falso made in Italy": da Verona attesi 500 partecipanti

Saranno in migliaia alla frontiera con l'obiettivo dichiarato di «fermare l’invasione di cibo straniero spacciato per italiano»

Per fermare quella che Coldiretti Verona definisce in una nota «l'invasione di prodotti alimentari stranieri spacciati per italiani», mettendo così a rischio «il futuro dell’agroalimentare tricolore», migliaia di agricoltori della Coldiretti da tutte le Regioni hanno annunciato che lasceranno le proprie aziende per andare a presidiare il valico del Brennero. L'obiettivo dichiarato è quello di «smascherare il "Fake in Italy" a tavola».

Proprio al Brennero la Coldiretti ha storicamente sempre portato la voce degli agricoltori verso le sedi comunitarie, richiamando così l'attenzione dell'opinione pubblica per rivendicare «il diritto di conoscere la provenienza dei prodotti in etichetta». L’appuntamento è per lunedì 8 e martedì 9 aprile, a partire della mattina presto, nell’area di parcheggio "Brennero" al km 1 dell’autostrada del Brennero in direzione sud (Austria-Italia).

In base a quanto annunciato, gli agricoltori della Coldiretti, guidati dal presidente Ettore Prandini, verificheranno il contenuto di tir, camion frigo, autobotti con la collaborazione determinante delle forze dell'ordine. In partenza anche la delegazione del Veneto, con centinaia di agricoltori che a turno presidieranno gli ingressi alla frontiera. Il presidente regionale di Coldiretti Carlo Salvan e la direttrice Marina Montedoro saranno a fianco dei tanti imprenditori agricoli, giovani e delle agricoltrici impegnati in questa battaglia a tutela dei produttori e dei consumatori italiani.

Con loro vengono annunciati tra i presenti anche ben 500 veronesi che saranno guidati dal presidente Alex Vantini e dal direttore Giuseppe Ruffini. «Un’azione resa necessaria dagli arrivi incontrollati di alimenti dall’estero - ha commentato Vantini - che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali e fanno così concorrenza sleale alle produzioni italiane, facendo crollare i prezzi pagati agli agricoltori».  

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