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Pescatori contestano lo stop al ripopolamento del lavarello sul Garda

Manifestazione a Salò contro la decisione del Ministero dell'Ambiente. Coldiretti: «Provvedimento privo di ogni fondamento». Bozza e Tosi di Forza Italia al lavoro per riattivare la semina degli avannotti

Protesta dei pescatori del Lago di Garda che sulle loro barche hanno manifestato malcontento per la decisione del Ministero dell'Ambiente di vietare la semina nel bacino benacense degli avannotti di lavarello, pesce noto anche con il nome di coregone e che rappresenta l'80% del pescato. Una decisione presa per il Garda e non per altri laghi del Nord Italia, come il Lago di Como e il Lago di Iseo, dove invece è stata concessa una deroga. E una decisione che al momento pare rimarrà valida finché non sarà dimostrata la compatibilità tra la presenza del lavarello e quella del carpione.

Contro il divieto ministeriale, i pescatori hanno protestato domenica scorsa, 22 ottobre, a Salò. E al loro fianco si è schierata anche Coldiretti Verona. «Il provvedimento del Ministero è unilaterale e francamente privo di ogni fondamento - ha affermato il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini - Si sta parlando di una attività di estrema rilevanza per un territorio che esprime prodotti molto apprezzati dai suoi abitanti e dai turisti. Il rischio della scomparsa del lavarello dalle tavole della ristorazione locale sarebbe uno schiaffo alla professionalità di imprenditori che hanno reso il Garda una delle località più rinomate nel panorama del turismo italiano. Troviamo assurdo che solo ora si intervenga con queste limitazioni, quando la presenza di lavarello nel Garda ha oltre un secolo di storia. Oltretutto, lo scorso anno è stato riaperto il centro ittiogenico di Bardolino, dopo essere stato ristrutturato da Veneto Agricoltura con fondi regionali, proprio per ripopolare il lago di specie destinate alla attività della pesca. Probabilmente, oltre agli studi ovviamente necessari, è una questione anche di volontà politica come dimostrano le deroghe concesse ad altri laghi più omogenei dal punto di vista amministrativo. Confidiamo che grazie agli sforzi di tutti venga concessa la deroga».

Sforzi espressi anche dal consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza e dal deputato Flavio Tosi. «Ci stiamo muovendo politicamente con l’auspicio che già a dicembre o gennaio si possa tornare a immettere il lavarello nelle acque del Garda», ha dichiarato Bozza, mentre Tosi conferma le interlocuzioni e il dialogo con il ministro Gilberto Pichetto Fratin e ribadisce il suo impegno «per sbloccare la situazione e permettere al più presto nuove immissioni del lavarello».
Entro fine anno, il Ministero dell’Ambiente emanerà un decreto legge in cui chiarirà finalmente e definitamente quali sono le specie ittiche autoctone (o para-autoctone) che possono essere immesse nelle acque, superando così il regime di deroga su richiesta delle Regioni. E secondo Bozza ci sono tutte le caratteristiche per considerare il lavarello specie ittica para-autoctona e perciò consentirne il ripopolamento.

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