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Crisanti contro Zaia, professore pronto a lasciare comitato tecnico-scientifico

Per il prof dell'ateneo di Padova, il presidente della Regione avrebbe messo in secondo piano le indicazioni scientifiche, facendo prevalere altre esigenze di tipo politico e dando ascolto a chi dice che il virus è morto

Non lo ha né fatto né annunciato, ma sembrerebbe intenzionato a farlo: Andrea Crisanti potrebbe uscire dal comitato tecnico-scientifico della Regione Veneto. Il professore di microbiologia e direttore del dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova lo ha fatto capire domenica scorsa, 19 luglio, in un colloquio con Mauro Evangelisti de Il Messaggero. Per Crisanti, il celebre «modello Veneto», indicato da tutti come quello che ha funzionato meglio in Italia nella lotta al coronavirus, sarebbe stato tradito. E il traditore sarebbe il presidente della Regione Luca Zaia.

Le ruggini tra Crisanti e Zaia potrebbero dunque portare ad uno strappo evidente, con l'uscita del professore dal comitato tecnico-scientifico regionale. Le motivazioni sarebbero da ricercare nei numeri dei contagi, tornati a salire in modo preoccupante in tutto il Veneto. E con i contagi sarebbero saliti anche i ricoveri. Il perché, secondo Crisanti, starebbe nella gestione da parte di Zaia della cosiddetta «Fase 2», ovvero il periodo di convivenza con virus. Per il professore dell'ateneo padovano, Zaia avrebbe messo in secondo piano le indicazioni scientifiche, facendo prevalere altre esigenze di tipo politico. Ed in secondo piano ci sarebbe finito anche lo stesso Crisanti, tenuto meno in considerazione dal presidente regionale, il quale ascolterebbe di più tecnici che dicono che l'emergenza è finita e che il virus è morto.

E Crisanti potrebbe anche non esserne consapevole, ma le sue parole sono assist per gli avversari di Luca Zaia in questa campagna elettorale estiva per le prossime elezioni regionali. Assist che sono stati subito colti dal candidato presidente del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti: «Zaia ha continuato a lanciare ai cittadini segnali contraddittori - ha dichiarato -  Nell'ultimo mese era necessaria una comunicazione che invitasse a cautela e responsabilità, invece ancora una volta la scienza è stata messa in ombra dagli interessi politici dei singoli. L’attuale governatore della regione ha commesso il grande sbaglio di allontanare il professor Crisanti e scegliere di affidarsi a chi dice che il virus è morto solo per fini elettorali. Alla luce di questo pessimo risultato, Zaia riconosca gli errori commessi. La battaglia contro l'epidemia non deve essere un mezzo per fare campagna elettorale, speculando sulla salute dei cittadini. È necessario che le politiche di contenimento siano gestite da esperti della sanità veneta, per una maggiore tutela della salute di tutti».
Ma anche il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni è intervenuto, chiedendo di nominare Crisanti commissario all'emergenza coronavirus. Per Lorenzoni, quella di Zaia è «una comunicazione che esaspera i toni», in cui «ogni dichiarazione, che smentisce quella del giorno precedente, produce incertezza e instabilità». Per questo, secondo il candidato Lorenzoni, «dobbiamo avere la coerenza di affidarci alle competenze scientifiche sempre». E la deputata veronese del Partito Democratico Alessia Rotta ha aggiunto: «Putroppo Zaia ha deciso di seguire i negazionisti, rischiando di rovinare il lavoro svolto dal professor Crisanti in questi mesi. Invece di dare la colpa agli immigrati, spieghi le ragioni per cui il Veneto sta seguendo una linea opposta a quella che gli ha consentito di diventare un modello nella lotta al Covid».

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