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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Verona, braccio di ferro tra Soprintendenza e Comune per il rock in Arena

Il sindaco Tosi: "A breve prenderemo contatto con il sovrintendente per vedere se c'è una proposta di mediazione. L'unica cosa sicura è che noi non recediamo. Agiamo con buonsenso e senza danneggiare l'economia cittadina"

Gli scontri a distanza tra Comune e Soprintendenza sullo svolgimento di eventi in città, ormai, sono arci-noti. In passato un punto di incontro si è sempre trovato e anche ora, dopo la polemica sui concerti rock in Arena, si cercano accordi. Ma Palazzo Barbieri appare sempre più deciso. "A breve prenderemo contatto con il sovrintendente per vedere se c'è una proposta di mediazione. L'unica cosa sicura è che noi non recediamo". Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, conferma la linea dura nei confronti della Soprintendenza regionale ai beni archeologici che ha inviato nuove disposizioni molto più restrittive, vietando l'utilizzo dell'Arena extralirica, senza aver prima esaminato il progetto per il palcoscenico da collocare nell'anfiteatro. Per questo la giunta comunale guidata da Tosi ha annunciato la decisione di presentare ricorso al Tar contro le disposizioni del soprintendente Vincenzo Timè.

"Noi - ha spiegato Tosi - agiamo con il buon senso, nell'interesse della città, che è sopra ogni cosa, e quindi su queste basi siamo sempre riusciti a dialogare con chiunque e a trovare soluzioni". Il sindaco leghista di Verona non è nuovo ad un braccio di ferro con la Soprintendenza regionale, che nei mesi scorsi aveva in un primo tempo negato l'utilizzo dell'Arena per il passaggio della VeronaMarathon (svoltasi regolarmente domenica scorsa) e per il Festival della Fede, evento organizzato dalla Curia diocesana per il prossimo finesettimana. "E' chiaro - ha aggiunto Tosi - che l'auspicio non è quello di dover andare al Tar e tribunale tutte le volte inutilmente. Ci vuole buon senso da parte di tutti". Riguardo alle critiche arrivate per l'ultimo concerto di Ligabue (il palco del cantante avrebbe coperto parte della visuale del monumento) e al successivo "diktat" sull'utilizzo dell'Arena per eventi fuori dalla stagione lirica, il sindaco di Verona ha precisato: "Noi abbiamo giocato in difesa, appunto per tutelare non tanto le prerogative dell'amministrazione comunale, quanto l'assoluta necessità di riuscire a fare i concerti e gli eventi in Arena, con rispetto del monumento, ma anche garantendo che potessero essere fatti. Perché sono un patrimonio economico e turistico indotto enorme per la città. E poi - ha concluso Tosi - sono i soldi che servono per la manutenzione del monumento".

"NO AI CUSTODI CIMITERIALI" - Ma nello scontro in atto il sindaco può contare da oggi su un nuovo alleato: Gianmarco Mazzi, direttore artistico dei due recenti live di Gianni Morandi nell'anfiteatro scaligero. "La pietra è viva, no ai custodi cimiteriali" è l'incipit della presa di posizione di Mazzi, che chiarisce: "io sto dalla parte del Sindaco". "E non lo faccio - prosegue - pensando agli interessi economici della città, ma proprio alla cultura, che nasce viva e qualcuno vorrebbe trasformare in un sepolcro funebre chiuso dietro un pesante cancello. Con le chiavi in mano solo a pochi eletti".

Mazzi entra anche nel vivo del casus belli, il palco di Ligabue che, secondo il Soprintendente, non avrebbe consentito la piena leggibilità dell'Arena. "Quella struttura - sostiene - ha rispettato le misure dell'anfiteatro poiché la copertura prevista nei concerti extra-lirici è sempre la stessa e nessuna fila di sedie del pubblico è stata sacrificata (difficile trovare un organizzatore disposto a farlo)". Detto questo Mazzi si scaglia con decisione contro la burocrazia che fa da freno alla cultura e alle varie espressioni. "Non di quella burocrazia illuminata vorrei occuparmi - premette - ma di quella perniciosa che ha una visione della cultura spenta, cimiteriale, museale. Quella burocrazia di retroguardia che è motore di nulla, non ha iniziative, non progetta, non fa. Ma vuole occupare la scena ostacolando e sentenziando". Una burocrazia che, conclude, "dovrebbe invece fare la sua parte in altro modo, uscendo dagli uffici, aprendo magazzini e sottoscala, andando a spolverare le opere d'arte (si contano a migliaia), liberandole e restituendole al piacere della gente, lavorando di domenica e nei giorni festivi quando il pubblico italiano e internazionale ha voglia e tempo di visitare opere e monumenti".

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