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Covid nelle malattie infettive, Cattelan: «Abbiamo combattuto bene il virus»

L'infettivologa Annamaria Cattelan ha parlato del lavoro svolto nei reparti di malattie infettive durante l'emergenza coronavirus durante l'aggiornamento quotidiano sull'emergenza tenuto dal presidente Zaia

C'è stata una nuova ospite anche oggi, 10 giugno, nell'aggiornamento quotidiano tenuto dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia sull'emergenza coronavirus. Il governatore ha chiesto all'infettivologa Annamaria Cattelan di comunicare il lavoro svolto dalle malattie infettive durante la pandemia di Covid-19, ma prima Zaia ha letto i dati del bollettino di oggi ed ha espresso alcune considerazioni.

Il primo commento di Zaia è stato alla notizia che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella inaugurerà il prossimo anno scolastico di Vo' Euganeo, il primo comune veneto che è stato ufficialmente interessato dal coronavirus e per questo è stato messo in quarantena fin da subito. «Una bella notizia - ha commentato il presidente regionale - Penso che sia un bel riconoscimento anche per il Veneto». Ed un'altra bella notizia annunciata da Zaia è il finanziamento di 90 borse di studio per gli specializzandi in medicina.

E dopo le domande dei giornalisti al presidente Zaia, il microfono è passato alla dottoressa Cattelan, che tra l'altro è anche membro del comitato tecnico-scientifico del Veneto. «Noi che abbiamo lavorato nei reparti di malattie infettive siamo stati e siamo ancora in trincea in questa guerra al coronavirus - ha detto Annamaria Cattelan - Questa guerra ci ha un po' colti di sorpresa, perché non pensavamo che il virus potesse arrivare in Italia, ma abbiamo saputo combatterla molto bene. Dal giorno della prima infezione è cambiato tutto. È stato subito messo in moto un piano emergenziale, frutto di un lavoro di squadra, ed è stato lo strumento che ci ha permesso di ottenere dei risultati eccellenti. Nelle malattie infettive abbiamo creato un triage avanzato, che ci ha permesso di controllare attraverso i tamponi tanti pazienti potenzialmente positivi, ma anche di creare un protocollo di messa in sicurezza degli operatori. I dati a nostra disposizione sono eccellenti perché è vero che tra i nostri pazienti c'è un'alta percentuale di accesso alla rianimazione e alla terapia sub-intensiva, ma forse anche questo ci ha permesso di tenere basso il tasso di mortalità. Abbiamo poi trattato i nostri pazienti con delle terapie farmacologiche che hanno avuto successo e senza grosse tossicità».

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