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Giovedì, 25 Aprile 2024

Pnrr, 316 milioni per sanità territoriale del Veneto. Pensionati: «Regione ci ascolti»

Di Gregorio, Cupani e Rocco, segretarie regionali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil: «Ci sono le opportunità per una svolta e le parti sociali devono essere coinvolte attivamente nella realizzazione dei progetti»

L'emergenza Covid ha messo a nudo pecche e criticità della sanità e dell'assistenza territoriale in Italia e in Veneto. Pecche e criticità che potrebbero essere sanate da Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ne sono convinti i sindacati dei pensionati veneti di Cgil, Cisl e Uil, secondo cui il Pnrr rende possibile e attuabile in modo concreto ed efficace una "rivoluzione" del sistema socio-sanitario territoriale. Per il Veneto, infatti, sono disponibili 316 milioni di euro che possono essere destinati a progetti dedicati ai servizi di prossimità: dall'assistenza domiciliare alle case di comunità, dai medici di medicina generale alla presa in carico degli anziani non autosufficienti. Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil hanno così chiamato a rapporto la Regione affinché nella programmazione e nella realizzazione dei progetti vengano coinvolte in pieno le parti sociali.

«I nostri sindacati rappresentano per lo più la popolazione anziana, quella più fragile, la prima "vittima" della pandemia, siamo 1,2 milioni di persone hanno spiegato le segretarie dei tre sindacati regionali Elena Di Gregorio, Tina Cupani e Debora Rocco - Da sempre, ma ancor più con l’avvento del Covid, rimarchiamo le tante criticità dei servizi socio-sanitari nel territorio, invitando la Regione ad ascoltarci e ad aprire un tavolo di confronto su queste tematiche. Di recente lo abbiamo fatto anche con il documento con le nostre proposte migliorative per la gestione della non autosufficienza, ma non abbiamo ancora ricevuto riscontri da Palazzo Balbi. Con i fondi del Pnrr, ci sono le opportunità per una svolta e le parti sociali devono essere coinvolte attivamente nella realizzazione dei progetti».

I 316 milioni messi sul piatto per il Veneto sono così suddivisi: 90 milioni per progetti per l'autonomia delle persone anziane non autosufficienti (24 milioni e 600mila euro), che in Veneto sono 183mila per l'82% assistite in casa; per interventi mirati al rafforzamento dei servizi sociali domiciliari per prevenire l’ospedalizzazione (5 milioni e 280mila euro); per percorsi di autonomia per le persone con disabilità (circa 25 milioni e 500mila euro). E poi altri rientrano 226 milioni riservati alla sanità territoriale: circa 135 milioni e 400mila euro per le case di comunità e la presa in carico delle persone, 16 milioni di euro per le cure a domicilio e la telemedicina e altri 73 milioni e 855mila euro circa per il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia.
Risorse che potrebbero essere utili per risolvere i problemi dell'ambito socio-sanitario veneto, come la carenza di personale, in particolare i medici di base, la lunghezza delle liste d’attesa, la penuria di posti letto per lungodegenze e la difficoltà di gestione delle persone non autosufficienti o con più malattie croniche.

«Il Pnrr - hanno sottolineato ancora le segretarie regionali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil - ci offre la prima vera occasione per ridisegnare una volta per tutte l’assistenza territoriale, sanitaria e sociale, mettendo al centro la persona, con una presa in carico globale e integrata. Siamo consapevoli che la fase di progettazione è stata definita, è arrivato il momento di entrare nel dettaglio della realizzazione di questi progetti. Come sindacati vigiliamo affinché le risorse non vengano perse e ci mettiamo a disposizione per mettere a terra iniziative che non si traducano in azioni di corto respiro, ma in progetti lungimiranti che sappiano dare frutti sul lungo periodo. Alle istituzioni chiediamo di ascoltarci, senza lasciar cadere nel silenzio i nostri appelli e le nostre richieste d’incontro. Quella che abbiamo davanti è una sfida da cogliere, perché attraverso la nostra azione nel territorio possiamo aiutare a costruire e innovare solide reti per una sanità e un welfare migliori».

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