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Qualità dell'aria a Verona, Segala: «La maglia nera la merita Legambiente»

Dopo il report Mal'aria dell'associazione ambientalista, che pone Verona al primo posto tra le città italiane per smog, le opposizioni attaccano Comune e Regione. Ma l'assessore all'ambiente scaligero contesta i dati del dossier

Al primo posto ci sono Verona e Venezia, al secondo Vicenza e al terzo Treviso. Peccato che la classifica non sia tra quelle di cui andare fieri. Nel dossier Mal’aria di Legambiente ci sono quattro capoluoghi veneti tra gli undici che in Italia hanno già superato la soglia massima dei 35 sforamenti annui del limite giornaliero di polveri sottili nell'aria. Anzi, i capoluoghi veneti sono quelli con il maggior numero di sforamenti: Verona e Venezia hanno finora registrato 41 giorni fuori dal limite di legge, Vicenza ha 40 sforamenti e Treviso ne ha 38. Dati che certificherebbero l'insalubrità dell'aria nei centri abitati più popolosi della regione.
Un problema che per il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni non viene affrontato nel modo giusto dalla Regione Veneto. «L’Italia e il Veneto continuano a scherzare col fuoco - ha scritto Zanoni - Oltre al danno per la salute dei cittadini, a breve rischiamo anche la beffa di multe salatissime. Urgono misure efficaci, non palliativi, coordinate a livello regionale. Invece finora è mancata una regia unica, con i sindaci lasciati soli a dover decidere, con provvedimenti scoordinati o addirittura in contrasto fra loro e quindi inefficaci. E ci vorrebbero maggiori risorse per incentivare i cittadini a rottamare le vecchie auto inquinanti e le stufe a legna; potenziare il trasporto pubblico acquistando mezzi elettrici».

Da Verona, fanno eco a Zanoni i colleghi di partito Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani, che attaccano l'amministrazione scaligera. «Gli unici concreti progressi fatti negli ultimi 20 anni nella limitazione delle emissioni inquinanti dipendono quasi esclusivamente dagli investimenti privati delle famiglie che, spesso grazie agli incentivi governativi, hanno modernizzato il parco auto sostituendo i mezzi di trasporto più inquinanti con mezzi meno inquinanti - hanno scritto i tre consiglieri comunali - Ma la persistente assenza di alternative al trasporto motorizzato privato porta a stringere sempre di più il cerchio anche attorno a mezzi relativamente recenti vanificando gli sforzi economici delle famiglie. Il Pums comunale, che sarebbe chiamato ad organizzare l’alternativa al mezzo privato attraverso un potenziamento del trasporto pubblico e su bicicletta, non è ancora stato approvato. Si attende dal 2014. Il filobus è bloccato da anni e anche la riqualificazione energetica degli edifici viene lasciata totalmente a carico dell’iniziativa statale, che negli anni ha provveduto a riqualificare numerosi condomini Agec e Ater, e all'iniziativa dei singoli privati. Totalmente assente il ruolo del Comune che pure dispone di un'azienda come Agsm che potrebbe svolgere un ruolo prezioso sotto questo punto di vista, almeno al pari di quanto stanno facendo aziende simili a vantaggio del proprio territorio di riferimento. Negli ultimi anni abbiamo poi assistito a numerosi scempi a danno delle alberature e del verde urbano proprio nei punti della città dove il verde serve di più. Si tratta di un bilancio fallimentare a cui bisogna rimediare con una proposta politica capace di valorizzare il trasporto pubblico, le forme di mobilità sostenibile e il verde urbano rendendoli parte integrante dello sviluppo e del rilancio della città post-Covid e non dei semplici orpelli da vantare in campagna elettorale».

E misure anti-smog strutturali sono anche quelle richieste dal consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco: «Le vere misure sono quelle che si pongono degli obiettivi coerenti di riduzione delle emissioni inquinanti incidendo sulle principali fonti di produzione dell'inquinamento - ha dichiarato Bertucco - A cominciare dai trasporti, che vanno resi più sostenibili non limitando la libertà di circolazione ma spostando traffico dalle strade alle ferrovie e dalle auto private ai mezzi pubblici. Passando poi per le fonti domestiche con l'attuazione di una vera politica di riduzione di consumo di suolo e di preservazione delle aree verdi e agricole. Di tutto questo non c’è traccia nell’attuale dibattito degli enti locali. È grave che anziché promuovere la mobilità ciclistica, le pedonalizzazioni, il trasporto pubblico integrato, la rotaia, Comuni e Regioni siano impegnati a progettare nuove strade rincorrendo il mito della fluidificazione del traffico che si traduce in nuove auto, nuovo smog, nuovi pazienti di malattie respiratorie. Una politica stupida e suicida che acuisce gli effetti negativi dal punto di vista sanitario dell’inquinamento atmosferico».

arpav mappa sforamenti pm 10 veneto 2021-2
(Mappa degli sforamenti realizzata da Arpav)

Ma i numeri del dossier Mal'Aria non tornato al Comune di Verona. L'amministrazione scaligera ha registrato in questo 2021 37 giorni di sforamento da polveri. E non 42 come riportato dal rapporto di Legambiente. Questo perché, per la città scaligera, i dati utilizzati per stilare l'elenco provengono da una centralina che non è quella di riferimento sul territorio. Legambiente cita infatti gli sforamenti registrati dalla centralina di Corso Milano e non quelli della centralina del Giarol, postazione dalla quale Arpav effettua tutte le misurazioni ufficiali. Senza contare che il periodo di riferimento della classifica stilata da Legambiente è di 9 mesi. Un lasso di tempo giudicato non sufficiente dal Comune di Verona per una comparazione sull'andamento dello smog.
Per l'amministrazione, gli sforamenti di Verona sono in linea con quelli degli altri capoluoghi veneti, segno che il problema dell’inquinamento sia poco locale e più imputabile a ampi territori sovraregionali, e cioè alla conformazione geografica del bacino della Pianura Padana. Inoltre, è dal 2008 che Verona non supera il valore medio annuo dei 40 nanogrammi di polveri sottili per metro cubo d'aria. Un valore che negli anni è calato progressivamente (era di 37 nel 2009, di 35 nel 2011, di 33 nel 2015 e di 31 nel 2018). Dati positivi quindi, con tendenze in miglioramento.
E questo miglioramento è motivato alle azioni che il Comune ha realizzato per contrastare lo smog. Ammontano a 38 milioni gli investimenti fatti negli ultimi due anni per l’ambiente e il miglioramento dell’aria. Interventi come l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, il raddoppio delle ciclostazioni di bike-sharing, l'arrivo delle bici elettriche, la realizzazione di nuove piste e corsie ciclabili, il lavaggio delle strade, il controllo sugli impianti termici, la piantumazione di nuovi alberi, il rinnovo della flotta mezzi pubblici.
«Quella di Legambiente più che una fotografia sembra un fotomontaggio, la lettura dei dati deve essere corretta e omogenea per dare ai cittadini una reale percezione della situazione, soprattutto se si parla di ambiente e salute pubblica - ha dichiarato l'assessore all'ambiente Ilaria Segala - I dati diffusi creano solamente falsi allarmismi e la maglia nera la merita Legambiente. Dipingono la città di Verona per quello che non è. Certo, gli sforamenti ci sono, ma i conti non tornano. La situazione generale, infatti, sta tendenzialmente migliorando, di anno in anno, grazie alle azioni strutturali che abbiamo messo in campo. In questi anni abbiamo portato avanti reali interventi che produrranno effetti benefici a lungo termine e che stanno invertendo la tendenza. E noi continueremo a lavorare per produrre grandi cambiamenti, grazie ai quali muta anche la sensibilità e l'attenzione nella quotidianità».

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