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Covid-19, il professor Andrea Vianello: «Abbiamo evitato una strage»

Ospite del presidente Luca Zaia nel consueto aggiornamento sull'emergenza coronavirus, il professore ha messo in luce l'importanza avuta dalle terapie sub-intensive durante la pandemia

L'aggiornamento di oggi sull'emergenza coronavirus in Veneto non ha avuto al centro solo il presidente regionale Luca Zaia. Come ospite è stato chiamato il professor Andrea Vianello, direttore di fisiopatologia respiratoria dell'azienda ospedaliera dell'università di Padova. Vianello è stato il punto di riferimento, anche all'interno del comitato tecnico scientifico regionale, dei reparti di terapia sub-intensiva, i quali sono stati fondamentali durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19 perché hanno evitato la saturazione dei posti letto nelle terapie intensive.

Ma prima dell'intervento del professor Vianello, Zaia ha letto il bollettino emesso stamattina dalla Regione sui nuovi contagi e i ricoveri per Covid-19 sul territorio veneto.

Il presidente del Veneto ha approfittato, poi, della situazione per diffondere la richiesta d'aiuto del Circo Togni di Sommacampagna, messo in difficoltà dalla chiusura forzata per il coronavirus. Il problema principale del Circo Togni, e di un altro circo di Noventa Vicentina, è l'approvvigionamento del cibo per gli animali. Per questo Zaia ha chiesto a chiunque avesse l'opportunità di donare del cibo per queste realtà.

Altro tema toccato da Zaia è quello delle case di riposo. Il presidente ha assicurato l'impegno della Regione per rassicurare gli enti che gestiscono queste strutture, così da poter favorire la riapertura alle visite dei famigliari degli ospiti.

Inoltre, stimolato dalle domande dei giornalisti, Zaia ha fornito qualche informazione sul lavoro che si sta svolgendo per i prossimi mesi autunnali e invernali, mesi in cui non si esclude un ritorno aggressivo del virus. «Abbiamo chiesto la creazione di un piano per una fase che sarà comunque complicata - ha detto il presidente del Veneto - Anche se non tornerà il Covid-19, comunque avremo l'influenza di stagione. E quindi il piano dovrà essere scritto con molta attenzione perché tutti coloro che si prenderanno l'influenza avranno anche il dubbio di aver preso il coronavirus. E determinante sarà la diagnostica, perché dovremmo subito dividere i pazienti Covid da quelli non Covid. Non possiamo pensare di mettere in quarantena tutti quelli con l'influenza. E la ricerca ci potrebbe dare una mano proprio sulla diagnostica, perché magari a ottobre saranno a disposizione test, farmaci o un vaccino che ci catapulteranno in un'era diversa da quella attuale».

L'ultima mezz'ora dell'incontro di oggi è stata tutta per il professor Vianello, il quale ha raccontato la sua esperienza: «Durante la pandemia ci siamo trovati di fronte un gran numero di pazienti che erano troppo gravi per essere curati nei reparti di malattie infettive e che abitualmente sarebbero stati trasferiti nelle terapie intensive. E noi ci siamo chiesti se potevamo sfruttare tutte le potenzialità tecnologiche a disposizione per curare questi pazienti al di fuori delle terapie intensive, in modo da lasciare quei letti ai pazienti estremamente gravi. Per farcela dovevamo avere i dispositivi tecnologici, e fortunatamente non ci siamo mai trovati in carenza di materiale, e dovevamo anche essere in grado di svolgere il lavoro richiesto. Il nostro approccio è sempre stato quello di evitare che i pazienti si aggravassero così tanto da necessitare di un trasferimento nelle terapie intensive e con l'andare del tempo le terapie sub-intensive sono diventato l'ambiente ideale per impiegare tutte le terapie farmacologiche che via via venivano introdotte. E rivedendo adesso i pazienti che abbiamo salvato e le loro analisi ho pensato che quella del Covid-19 poteva essere una strage. Una strage che con il concorso di tutti è stata evitata».

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