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Lettera ai consiglieri regionali veneti: «Fotovoltaico non alternativo all'attività agricola»

Confagricoltura Veneto Giovani, Italia Solare, Legambiente Veneto e gli Ordini degli ingegneri del Veneto hanno chiesto modifiche al progetto di legge che propone di limitare in modo consistente l'installazione al suolo di impianti fotovoltaici

«Chiediamo di implementare il progetto di legge regionale che propone di limitare in modo consistente l'installazione al suolo di impianti fotovoltaici, inserendo una definizione di agrivoltaico, utile a delineare le modalità di coesistenza tra produzione agricola ed energetica oltre che a dimostrare che il fotovoltaico non è alternativo all'attività agricola». La richiesta è stato formalizzata con una lettera inviata a tutti i consiglieri regionali del Veneto da Confagricoltura Veneto Giovani, Italia Solare, Legambiente Veneto, Federazione degli Ordini degli ingegneri del Veneto e dall’Ordine ingegneri di Verona.
«Questa iniziativa legislativa, che ha il pregio di aver fatto emergere i difetti delle normative vigenti sugli usi del suolo, è stata purtroppo accompagnata da una campagna mediatica contro il "fotovoltaico" che oltre a sollevare i legittimi dubbi di una parte dei promotori, rischia di alimentare una inaccettabile contrapposizione tra suolo e sviluppo delle energie rinnovabili - hanno aggiunto i firmatari della lettera - Siamo d’accordo che tetti, terreni dismessi e cave inutilizzate debbano essere i primi adibiti alla realizzazione degli impianti ma gli obiettivi per l'ambiente ci impongono di non poter escludere a priori l’utilizzo di terreni agricoli. Ne va della sopravvivenza dell’ecosistema. Tuttavia se vogliamo raggiungere gli obiettivi e utilizzare in primis terreni e cave dismesse dobbiamo individuare dei percorsi autorizzativi semplificati e declinarli nella norma regionale in discussione, altrimenti si rischia di allontanare possibili investimenti, a danno di tutti».

Il presidente dell'Ordine di Verona e delegato degli ingegneri del Veneto Andrea Falsirollo ha sottolineato: «Questa iniziativa nasce dalla consapevolezza che mai come ora è necessario coniugare il fabbisogno di energia green sulla base del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 2030 della Regione, utile non solo a limitare gli aumenti del costo dell’energia che stiamo subendo in questo periodo ma anche alla salvaguardia dell’ambiente. Vogliamo mettere a disposizione le nostre competenze per riportare il dibattito sul giusto piano parlando di obiettivi, ostacoli e soluzioni, ma consapevoli che la vera emergenza è il contrasto all’innalzamento delle temperature, che richiede azioni incisive ed efficaci. Il resto passa in secondo piano. Abbiamo un obiettivo, fissato come regione: entro il 2030 la fonte fotovoltaica da sola dovrà arrivare a soppiantare almeno il 60% dell’attuale generazione da fonti termiche fossili. Per farlo si possono sfruttare anche i tanti terreni abbandonati, ma sarà possibile solo se gli iter autorizzativi saranno semplificati. È necessario e urgente investire sull’agrivoltaico e su una seria definizione delle zone in cui poter sviluppare le energie rinnovabili».
Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, ha affermato: «Salvare la terra vuol dire impegnarsi con una vera e propria rivoluzione energetica che abbandoni le fonti fossili e punti sulle energie rinnovabili, dove il fotovoltaico è indiscutibilmente quella che ha più margine di applicazione. Serve una solarizzazione diffusa e ampia che privilegi le coperture di edifici o di infrastrutture, ma che allo stesso tempo indirizzi gli interventi su suolo verso l'agrivoltaico, tipologia di impianti sollevati dal suolo e distanti tra loro che garantiscono la permeabilità e l'insolazione dei terreni in continuità e non in competizione con le coltivazioni agricole. Per questo chiediamo ai consiglieri di rovesciare l'approccio del progetto di legge regionale e trasformarlo da blocco e divieto tout-court per il fotovoltaico a norma per lo sviluppo della produzione di energia rinnovabile».
Piergiovanni Ferrarese, presidente Confagricoltura Veneto Giovani: «È il momento di portare il tema sui tavoli opportuni e non nelle piazze, come sempre più spesso sta accadendo. Sia chiaro che nessuno di noi è a favore della speculazione nè vuole sottrarre ettari all’agricoltura. Siamo però a favore di un contributo dell’agricoltura alla sostenibilità. Alcuni esempi pratici: gli impianti potrebbero essere installati in terreni marginali, difficilmente coltivabili oggi, o sui frutteti in aree non vincolate in sostituzione alle reti antigrandine. Ancora potrebbero integrarsi con le molte serre in cui vengono coltivati ortaggi, ma pensiamo anche agli allevamenti a terra di galline ovaiole o per il riparo di bovini da latte o carne negli spazi aperti; tutte soluzioni assolutamente percorribili senza arrecare alcun tipo di danno».
Emiliano Pizzini, vicepresidente di Italia Solare, ha aggiunto: «Il progetto di legge presentato in consiglio regionale rappresenta di fatto una moratoria degli impianti fotovoltaici a terra. Lo spauracchio del tutto antiscientifico di coprire ampie aree si scontra coi numeri: in Veneto tra il 2010 e il 2016 si sono persi quasi 30.000 ettari di superficie agraria utile e non certo quale conseguenza di installazioni di impianti fotovoltaici. Gli impianti a terra in Veneto, così come nel resto del paese, potrebbero essere realizzati sfruttando solo lo 0.9% delle superfici agricole abbandonate. L’agrivoltaico può invece consentire il contemporaneo uso del suolo sia ai fini energetici che agricoli: il progetto di legge introduce dapprima una definizione ragionevole di agrivoltaico, ma poi obbliga a detenere terreni pari a 20 volte la superficie dell’impianto. Una scelta incomprensibile, soprattutto in un momento in cui si moltiplicano gli eventi climatici estremi che danneggiano l’agricoltura, il paesaggio e in ultimo tutto l’ecosistema».

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