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Evasione fiscale riciclata in criptovalute, 4 arresti e 14,5 milioni di euro sequestrati

Operazione della Guardia di Finanza in diverse province, tra cui quella di Verona. Tre imprenditori in carcere, uno ai domiciliari. E ad altri 44 imprenditori è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare attività

In diverse province italiane, tra cui quella di Verona, più di 150 finanzieri sono al lavoro questa mattina, 14 luglio, per dare esecuzione ad un'ordinanza emessa da un giudice per le indagini preliminari di Firenze su richiesta della locale Procura. Il gip ha disposto misure cautelari nei confronti di 48 soggetti, indagati per associazione per delinquere, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Ed ha disposto anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di circa 14 milioni e mezzo di euro.
A dare esecuzione all'ordinanza sono i finanzieri del nucleo speciale polizia valutaria e del nucleo di polizia economico-finanziaria, i quali hanno condotto le indagini coordinate dalla Procura e dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Firenze.

Le investigazioni sono state sviluppate anche attraverso l'analisi dei flussi finanziari, la consultazione delle banche dati e l'approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette ed hanno consentito di individuare 44 imprese (prevalentemente riconducibili a cittadini cinesi), attive nel commercio all'ingrosso di abbigliamento e calzature ed operanti soprattutto nel Lazio, in Campania e in Toscana.
Al termine di queste indagini, quattro imprenditori cinesi sono stati arrestati per associazione per delinquere. Tre di loro sono stati portati in carcere ed uno agli arresti domiciliari. Secondo le accuse, tra il 2018 e il 2020 i quattro avrebbero riciclato i proventi di un'evasione fiscale per circa 10 milioni di euro. Ad altri 44 imprenditori, invece, è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali perché nei loro confronti è stato ipotizzato il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Oltre agli arresti ed al sequestro, i finanzieri hanno eseguito 48 perquisizioni locali. E tutte queste attività sono svolte nelle province di Firenze, Prato, Ancona, Arezzo, Benevento, Bologna, Crotone, Forlì-Cesena, Milano, Modena, Monza-Brianza, Napoli, Padova, Reggio Emilia, Teramo, Verona e Vicenza.

Sulla base del quadro accusatorio che si è delineato nel corso delle investigazioni delle Fiamme Gialle, le 44 imprese (alcune delle quali di breve durata, le cosiddette imprese "apri e chiudi") avrebbero accumulato debiti fiscali a fronte dei quali sono risultate essere destinatarie di avvisi di accertamento o di cartelle esattoriali insolute per circa 15 milioni di euro. Le somme complessivamente sottratte al fisco, pari a circa 10 milioni di euro, sarebbero state poi traferite con bonifici privi di giustificazione economica, in favore dei quatto cittadini cinesi arrestati, i quali risultano essere titolari di imprese operanti a Firenze. Subito dopo aver ricevuto le somme, i quattro avrebbero sistematicamente trasferito all'estero il denaro, ostacolandone l'identificazione della provenienza delittuosa.
La sostituzione dei proventi dell'evasione fiscale sarebbe avvenuta mediante il sistema di exchange di criptovalute, con successivo trasferimento delle somme su portafogli virtuali ("wallet"). Quindi, per tracciare i flussi finanziari e i punti di conversione tra moneta corrente e criptovaluta, la Procura fiorentina ha dovuto trasmettere ordini europei d'indagine e richieste di rogatoria nei confronti di sei Stati esteri: Germania, Lituania, Slovenia, Estonia, Liechtenstein e Seychelles. Infine, grazie alla cooperazione giudiziaria internazionale, è stato possibile scoprire che i proventi dell'evasione fiscale sarebbero stati convertiti in valute virtuali, trasferiti in wallet intestati a cinesi in exchanger alle Seychelles e, da ultimo, riconvertiti in moneta corrente.

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