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Covid, Zaia: «Nostri dati sarebbero da zona gialla, ma con forte pressione ospedaliera»

Il presidente del Veneto ha aggiornato sull'emergenza coronavirus, esprimendo preoccupazione per le previste limitazioni di utilizzo del vaccino AstraZeneca

Nelle sue comunicazioni sull'emergenza coronavirus in Veneto, oggi 7 aprile, il presidente della Regione Luca Zaia è stato accompagnato dall'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin e dal dottor Paolo Rosi, il quale coordina le terapie intensive degli ospedali veneti.

L'aggiornamento quotidiano è partito dalla lettura del bollettino di stamane. «I positivi trovati nelle ultime 24 ore sono stati 1.111 e rappresentano il 2,53% dei 43.966 cittadini testati in un giorno - ha detto Zaia - I cittadini attualmente positivi sono in calo, ma i numeri negativi ancora non si vedono tra i ricoverati. In ospedale per Covid abbiamo 2.298 pazienti, undici in più di ieri, distribuiti fra terapie intensive (323) e area non critica (1.975). E nella terapie intensive ci sono anche 264 pazienti non Covid».
E dopo i dati del bollettino, il presidente della Regione ha illustrato anche delle proiezioni che prevedono un Veneto in questa settimana con un indice di trasmissibilità del virus (Rt) a 0,96 e con un'incidenza settimanale a 168,4. «Se confermati, potremmo dire che abbiamo dati da zona gialla, anche se per decreto le zone gialle non esistono più e quindi si può essere solo in zona arancione o rossa - ha commentato Zaia - Ma noi abbiamo pressione ospedaliera e la curva dei ricoveri non si è ancora piegata verso la discesa. C'è stata una fase di arresta di quattro giorni, poi la curva ha ripreso a salire».

Luca Zaia ha poi espresso preoccupazione per il parere di Ema (Agenzia europea per i medicinali) sul vaccino di AstraZeneca. «Non credo che Ema dirà di andare avanti come prima - ha detto il presidente regionale - Il rischio concreto è che il vaccino AstraZeneca venga escluso per chi ha meno di 65 anni, o peggio ancora che il farmaco venga sospeso del tutto. Se passasse la linea di somministrare AstraZeneca solo agli over 65, per noi sorgerebbero alcuni problemi. Il primo è la reputazione di questo vaccino, con i cittadini che potrebbero avere qualche riserva. Il secondo problema è che al di sotto dei 65 anni abbiamo una larga fetta di popolazione che dovrà essere vaccinata solo con Pfizer e Moderna, i quali però devono essere utilizzati anche per i cittadini fragili e con co-morbidità. Le dosi sarebbero dunque poche e la campagna vaccinale rischierebbe di rallentare molto. E il terzo problema è quello dei richiami. Gli under 65 che hanno avuto la prima dose di AstraZeneca dovrebbero fare il richiamo con un vaccino Pfizer o Moderna. Quindi se non cambiano le forniture, noi potremo fare solo i richiami».

Il tema dei vaccini è stato affrontato in un riunione con i direttori generali delle Ulss e delle aziende ospedaliere di Veneto. Riunione in cui è stata proposta una possibile soluzione ai problemi tecnici di prenotazione del vaccino per i cittadini con disabilità. Il sito per prendere appuntamento con il vaccino potrebbe essere leggermente modificato. A chi ha una disabilità e non viene erroneamente riconosciuto tra coloro che possono vaccinarsi potrebbe essere offerta la possibilità di prenotarsi ugualmente, ma con l'obbligo di portare nel giorno prenotato una certificazione che attesti la propria disabilità.

Dopo il governatore, è intervenuta rapidamente l'assessore Lanzarin, la quale questa mattina ha avuto un incontro con i rappresentanti del mondo delle farmacie. L'obiettivo è quello di applicare in Veneto l'accordo nazionale che permette anche ai farmacisti di somministrare i vaccini anti-Covid. Le vaccinazioni in farmacia dovranno essere eseguite in un locale separato ed i farmacisti potranno inoculare il vaccino solo dopo aver seguito un corso. La Regione poi garantirà un tutoraggio. È ipotizzata un'adesione del 50% delle farmacie venete. quindi circa 600.

GRAFICI SULL'OCCUPAZIONE DEI POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA

Infine, l'aggiornamento sulle terapie intensive del Veneto del dottor Rosi: «La situazione è stabile dal punto di vista clinico, ma inquietante dal punto di vista gestionale. Sui mille posti letto disponibili, attualmente ne abbiamo attivati 659. Un dato in crescita perché cresce il numero dei posti letto occupati. Siamo arrivati ad oltre 300 malati Covid in terapia intensiva e le nostre previsioni, elaborate con l'università di Padova, ci dicono che nei prossimi otto giorni potremmo arrivare anche a 360 posti letto occupati da positivi al coronavirus in terapia intensiva. Quindi molto vicini al picco di dicembre. Nei primi giorni del mese i nuovi ingressi nelle terapie intensive erano inferiori ai 20 al giorno, ma dal lunedì di Pasqua siamo tornati a più di 20 di al giorno. Un dato positivo è la diminuzione della mortalità in terapia intensiva. Eravamo al 44% e siamo arrivati intorno al 35%. Un calo giustificato anche dalla riduzione dell'età media dei ricoverati. La maggior parte sono 60enni, leggermente meno sono i 70enne e sono quasi del tutto scomparsi gli 80enni in terapia intensiva».

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