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Covid, Zaia: «Più accessi al pronto soccorso, ma il 70% torna a casa»

Il presidente del Veneto ha fatto un parallelo tra l'ondata di contagi che abbiamo vissuto in primavera e quella che stiamo attualmente vivendo ed ai cittadini ha chiesto di limitare il più possibile di rivolgersi ai pronto soccorso

«Rispetto a marzo abbiamo più positivi, ma perché facciamo più tamponi. L'incidenza dei positivi trovati rispetto ai tamponi effettuati è diminuita del 50% da marzo ad oggi. Sempre rispetto a marzo, abbiamo il doppio degli accessi quotidiani al pronto soccorso, ma il 70% di chi si rivolge al pronto soccorso poi torna a casa. Rispetto alla prima ondata di contagi abbiamo quasi un migliaio di pazienti in meno in ospedale e tempi di ospedalizzazione molto più veloci. Significa che adesso ci sono meno malati Covid in ospedali e la loro permanenza media è inferiore rispetto al passato. L'età media dei contagiati si è abbassata. La stragrande maggioranza delle infezioni avviene sotto i 55 anni, mentre i pazienti Covid in terapia intensiva sono per la maggior parte gli over 70. Ed in questo momento il grado di infezione di chi lavora nella sanità è simile a quello di marzo. Attualmente i sanitari infettati sono 1.510 e la maggior parte dei contagi avviene in contesti extra-ospedalieri». 

Lo stato dell'arte dell'emergenza coronavirus in Veneto è stato delineato così dal presidente regionale Luca Zaia, il quale ha voluto aggiornare anche oggi, 7 novembre, i cittadini. Un aggiornamento partito dalla lettura del bollettino di questa mattina e proseguito con una sostanziale parallelismo tra l'ondata di contagi che abbiamo vissuto in primavera e quella che stiamo attualmente vivendo. 

Oltre che sui dati del bollettino, Zaia si è concentrato anche sui dati degli accessi giornalieri al pronto soccorso, che rispetto alla primavera scorsa sono raddoppiati. La Regione Veneto ha anche fornito delle tabelle che mostrano gli accessi suddivisi tre le varie Ulss e le aziende ospedaliere. E la raccomandazione del presidente Zaia è stata quella di limitare il più possibile questi accessi, contattando in caso di necessità il medico di base.

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