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Coronavirus, Zaia: «Aspetto decisioni del Governo prima dell'ordinanza»

È possibile un inasprimento delle limitazioni uniformi per tutto il territorio nazionale e quindi il governatore attende prima di prendere decisioni valide solo per il Veneto

Il presidente della Regione Luca Zaia ha tenuto un nuovo aggiornamento della situazione relativa al Covid-19 in Veneto dalla sede della protezione civile regionale di Marghera. Con lui, la responsabile della prevenzione sanitaria Francesca Russo e gli assessori Manuela Lanzarin e Gianpaolo Bottacin.

Dopo la lettura del bollettino, Zaia ha ricordato che i pazienti Covid attualmente presenti negli ospedali veneti (3.324) non sono pazienti come tutti gli altri. «Sono complicatissimi - ha ribadito il presidente regionale - E a questi si aggiungono i positivi seguiti con cure domiciliari che sono circa 10mila. E quindi i malati di Covid in ospedale sono la punta acuta di un iceberg che sotto il pelo dell'acqua ha tutto il lavoro che si sta facendo sul territorio con le cure domiciliari».

Al commento sui dati è seguito un accenno all'incontro avuto ieri tra il presidente della Regione e i sindaci dei Comuni capoluogo. «Anche se con posizioni variegate, tutti i sindaci riconoscono il problema - ha detto Zaia - L'unico tema in cui siamo tutti d'accordo è quello dei ristori, perché tutti chiedono ristori sicuri e proporzionati alle limitazioni imposte dal Governo».
E proprio sulle restrizioni, da Roma giungono voci di nuovi provvedimenti e quindi attualmente Zaia ha deciso di non firmare una nuova ordinanza, in attesa di conoscere le iniziative che saranno valide per tutto il territorio nazionale. «È partita un'interlocuzione di tutte le Regioni con il Governo - ha confermato Zaia - C'è un dibattito nazionale ed io mi sono già confrontato con gli altri presidenti di Regione e con esponenti del Governo. Si è anche riunito il comitato tecnico-scientifico nazionale, ma c'è la convinzione che ci debbano essere delle misure uniformi perché tutte le comunità rischiano di veder ripartire le infezioni».

E dopo le domande rivolte al presidente Zaia, il microfono è stato passato alla dottoressa Russo, la quale ha presentato un report sulla mortalità in Veneto dall'inizio della pandemia. Sulla base di questi dati, elaborati dalla Regione, il numero assoluto di morti è aumentato rispetto alla media calcolata sullo stesso periodo dei tre anni scorsi. Nel periodo che va da febbraio ad aprile, l'aumento della mortalità è stato del 38%, poi durante l'estate questo aumento si è assottigliato, per poi tornare a crescere ad ottobre (+10%) e a novembre (+44%). Quindi, pur senza lockdown, la mortalità che si sta registrando in questa fase autunnale della pandemia è più o meno simile a quella registrata durante la primavera scorsa. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che sono migliorate le capacità di cura e di test impiegate dalla Regione contro il coronavirus.
Ma il dato su cui la dottoressa Russo si è soffermata di più è quello relativo alle fasce di età. Tendenzialmente muoiono di più gli uomini rispetto alle donne ed i decessi si verificano soprattutto in pazienti con più di 70 anni. Il problema è che in questa fase della pandemia, la maggior parte dei contagi si concentra in uomini e donne in età produttiva, quindi tra i 25 e i 64 anni. I ricoverati, invece, sono soprattutto over 75.
Infine, le cifre sulla mortalità in questo periodo, mostrano anche un aumento dei decessi tra i malati cronici, come ad esempio coloro che soffrono di diabete oppure di patologie respiratorie o circolatorie. «Quindi, quelli che avevano già una patologia - ha spiegato Russo - sono morti in numero maggiore rispetto agli anni scorsi, sia coloro che hanno contratto il virus, sia coloro che non si sono infettati e che forse si sono ammalati di Covid-19 senza che questa malattia sia stata loro diagnosticata».

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