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Covid, Zaia: «Università di Padova sperimenta test della saliva»

Il presidente regionale ha annunciato la novità con i principali esponenti dell'ateneo padovano

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha voluto che fossero presenti tanti rappresentanti dell'università di Padova, oggi 9 settembre, per dare un annuncio importate sui test per l'individuazione dei cittadini contagiati dal coronavirus. Parte, infatti, dall'ateneo padovano una sperimentazione che semplificherà le procedure di analisi. Il progetto prevede uno controllo periodico di tutti i lavoratori di quell'università con un test molecolare ricavato dalla saliva.

Per divulgare questa novità, Zaia ha ospitato il rettore dell'ateneo Rosario Rizzuto, la prorettrice alla didattica Daniela Mapelli, il direttore del dipartimento dei servizi integrati di diagnostica Mario Plebani ed il presidente della scuola di medicina di Padova Stefano Merigliano. Insieme a loro anche Roberto Rigoli, direttore del dipartimento di medicina specialistica e di laboratorio dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso.

Ma prima di dare spazio alla sperimentazione di Padova, il presidente regionale ha letto il bollettino sulle ultime infezioni e sui ricoveri in Veneto a causa del Covid-19. Un bollettino che Zaia ha commentato così: «Rispetto alla scorsa primavera, il numero di sintomatici tra i contagiati dal coronavirus si è abbassata - ha spiegato - Il 95% dei positivi al coronavirus non è sintomatico. Inoltre, l'emergenza sanitaria e ospedaliera di fatto non c'è perché anche i ricoverati non sono tanti».
Inoltre, Zaia ha ribadito che la Regione sta mettendo in piedi «un piano molto aggressivo sui test», in modo tale da poter esaminare il maggior numero possibile di cittadini in tempi ragionevoli, anche in vista dell'influenza stagionale che potrebbe essere confusa con una infezione da coronavirus.

E dopo l'introduzione del governatore, il programma sperimentale dei test della saliva è stato illustrato dal rettore dell'ateneo di Padova Rizzuto: «Ormai la diagnosi molecolare da saliva ha raggiunto la stessa affidabilità di quella fatta con i tamponi. Quindi da oggi parte un progetto pilota, che poi potremmo anche proporre ad istituzioni, per monitorare tutto il personale universitario con una frequenza di circa 20 giorni, così da poter rassicurare chi dal prossimo 1 ottobre tornerà in aula nelle lezioni in presenza. Degli studenti, invece, monitoreremo i contatti, attraverso un'applicazione che non solo ci dirà in quale aula si trova lo studente, ma anche in banco si è seduto. In questo modo, nel caso in cui uno studente venisse scoperto positivo al coronavirus, noi saremo in grado di risalire a tutti coloro che per un tempo prolungato sono stati seduti ad una distanza di rischio da lui».

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