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Casse di un'azienda svuotate prima del fallimento, 4 indagati dai finanzieri

I reati contestati sono bancarotta fraudolenta aggravata e omesso versamento di Iva. Le Fiamme Gialle di Verona hanno eseguito anche un sequestro preventivo da oltre un milione e 700mila euro

Al termine di indagini delegate dalla Procura di Verona nel settore dei reati fallimentari, i finanzieri scaligeri hanno eseguito oggi, 15 marzo, un decreto di sequestro preventivo per oltre un milione e 700mila euro. Il provvedimento è stato emesso dal gip Paola Vacca, su richiesta del sostituto procuratore Stefano Aresu, e riguarda gli amministratori di una società veronese fallita nel 2019, operante nel commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, e il titolare di una ditta foggiana di Cerignola operante nel medesimo settore. I reati contestati sono quelli di bancarotta fraudolenta aggravata e omesso versamento di Iva.

Il sequestro è l'esito di investigazioni condotte dai Baschi Verdi del nucleo di polizia economico-finanziaria di Verona che hanno ricostruito le cause del dissesto societario, individuando i soggetti ritenuti responsabili. Le Fiamme Gialle scaligere hanno accertato, in particolare, che l'amministratore unico della società veronese (un 78enne di origini laziali) nel 2017 avrebbe rilevato il 98% delle quote, cambiando nome, sede e oggetto alla società. In seguito, avrebbe stipulato un preliminare contratto di cessione delle stesse quote a favore di una 50enne con precedenti specifici per reati tributari e già socia di una società albanese operante nel settore del commercio di prodotti petroliferi. Il 78enne e la 50enne avrebbero continuato a gestire la società, anche se l'amministrazione era stata formalmente affidata a un prestanome, anch'egli gravato da numerosi precedenti di polizia e rimasto in carica appena due mesi. Il tutto per coprire lo svuotamento delle casse della società veronese, attraverso una serie di bonifici, privi di giustificazioni contabili, disposti per oltre un milione e trecentomila euro a favore dell'impresa di Cerignola, costituita ad hoc pochi mesi prima e risultata compiacente.
Il 78enne avrebbe poi ripreso la rappresentanza legale dell'impresa e avrebbe contribuito, in concorso con la donna, ad incrementare ulteriormente il debito Iva nei confronti dell'Erario, facendolo lievitare a oltre 420 mila euro.
I finanzieri hanno inoltre accertato che l'anziano indagato, mediante ulteriori condotte fraudolente, avrebbe prosciugato le risorse finanziarie dalla società anche attraverso prelievi di contanti (oltre 76mila euro), bonifici per oltre 40mila euro sui suoi conti e su quello del coniuge e ricariche di carte di credito nella sua disponibilità (22mila euro circa).

Il titolare della ditta foggiana verso cui è stata fatta confluire la parte più cospicua dei proventi illeciti derivanti dalla presunta attività distrattiva e i due amministratori della società fallita sono stati denunciati per l'ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta aggravata. Gli amministratori e la donna, inoltre, dovranno anche rispondere per il delitto di omesso versamento dell'Iva.

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