Macch campo: l'Hellas che non va
I giallobl in un Bentegodi dissestato non vanno oltre lo 0-0 col Pavia: ora sono terzultimi
Su un campo da lottatrici nel fango più abituate per caratteristiche tecniche a “divincolarsi” su certi fondi, il Verona al Bentegodi col Pavia, pur dimostrando impegno, è rimasto impantanato nello 0-0 di partenza. Scivolando al terzultimo posto scavalcato dal Como. Ma l’Hellas più che le carenze del terreno ha pagato le lacune delle punte che continuano a mostrare la stessa allergia al gol che certi studenti palesano nei confronti dei libri. Le Noci sta poi diventando un caso imbarazzante. Il Verona ha qualche piccola giustificazione: intanto le 10 assenze accusate da Mandorlini che ha riconfermato al debutto interno il 4-3-3 di Ferrara (con Pichlmann ancora in prevalenza a destra). E poi alcune decisioni dubbie dell’arbitro: 2 gol annullati ma soprattutto un rigore negato a Selva.
Martinelli deve imparare da certi colleghi che, non solo cacciano i tecnici con più celerità, ma appena si vedono negare anche un fallo laterale starnazzano più di certe sgallinate troniste in tv, minacciando la vendita del club o di presentare dossier. Il Verona nella passata stagione ha avuto un solo rigore a favore pur viaggiando in vetta per gran parte del torneo. È ora che il presidente pretenda, non favoritismi, ma giustizia. Intanto manca il tempo per rifiatare: mercoledì c’è il recupero col Sorrento (che ieri non ha giocato a Gubbio), e il rischio di pagare la stanchezza è alto, anche se rientreranno Ceccarelli e Ferrari.
La realtà è che il Verona ora come ora deve pensare solo alla salvezza diretta. Finora l’Hellas non è stato frenato dal campo, né dal destino cinico e baro ma dagli errori esiziali commessi in estate. Il mercato condotto dal ds Gibellini (non a caso all’arrivo esaltato dagli stessi opinionisti in passato autori di più di un peana in onore di Remondina) sta risultando disastroso. Qualcuno a gennaio deve rimediare e qualcun altro, dopo Giannini, deve pagare.