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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Hellas: ritorno disastroso... è un Mandorlini da spedire in tribuna

Da quanto è tornato a sedersi in panchina, scontata la squalifica, ha raccolto solo 7 punti in 6 gare rimediando 3 sconfitte. Negativo anche il confronto con le prime 8 partite dell'andata: -2

Certi maghi pallonari (o soltanto pallonari) davanti a qualche balbettio dell’Hellas nel girone d’andata avevano sentenziato: è squadra da serie A. Agli stessi consigliamo di frequentare ora un corso di riparazione da qualche indovino di professione, perché la loro previsione si sta rivelando più errata della sbandierata profezia dei Maya, come l’altra credenza che sia sufficiente diffondere un po’ di ottimismo per centrare grandi risultati. E a parlare sono i numeri.

DATI ALLA MANO - Nelle prime 8 giornate di campionato il Verona aveva collezionato 15 punti frutto di 4 vittorie, 3 pari e un ko peraltro giunto al 94’ a Padova. Nelle stesse partite dopo il giro di boa l’Hellas non solo non ha accelerato il passo, ma ha addirittura rallentato l’andatura. Infatti i punti raccolti sono 13. I successi sono rimasti gli stessi ma le sconfitte sono diventate 3 (con 1 pari).  Calate anche le reti segnate scese da 13 a 9, mentre è migliorato leggermente il rendimento della difesa (6 gol presi contro 7). Le cifre sono ancora più impietose per Mandorlini se si considera solamente l’esito delle 6 gare nelle quali si è effettivamente seduto in panchina nel girone di ritorno, scontata la squalifica. Il ruolino del mister “titolare” è infatti di 7 punti in 6 sfide (per l’imbarazzante media di 1.16) con ben 3 sconfitte (Vicenza, Novara e Padova), mentre il suo “vice” Bordin aveva vinto le prime due con Modena e Spezia (totalizzando complessivamente 11 punti in 5 gare, media di 2.2) prima di restituire il bastone del comando a Mandorlini in occasione della trasferta di Reggio Calabria. Il tutto a fronte di una rosa rinforzata a gennaio con gli arrivi di Agostini e Sgrigna.

SEMPRE LA SOLITA MUSICA - Il problema è che i giocatori vanno utilizzati tenendo conto delle loro effettive caratteristiche. E qui bisogna chiamare in causa Mandorlini che non brilla per elasticità tattica. Lui ha il suo spartito fisso (4-3-3) e sono gli uomini a doversi adattare a quello. Sotto gli occhi di tutti è il caso di Martinho (che salterà Grosseto in quanto squalificato, mentre tornerà a disposizione Bacinovic): schierarlo terzino è come chiedere a un chitarrista rock di esibirsi non in uno stadio ma in un conservatorio in un concerto di musica classica. Col Padova ha spinto per 45’ creando spesso la superiorità numerica a sinistra, ma poi alla lunga ha pagato fatalmente la fatica. Inoltre Mandorlini difficilmente rinuncia ai suoi uomini di fiducia, anche quando bocciati ripetutamente dal campo, come Maietta, Hallfredsson e soprattutto Gomez che non stanno ripetendo la straordinaria passata stagione. Anche sul piano del gioco non ha ancora risolto alcune delle pecche apparse già ad inizio anno, a lungo coperte soltanto dai gol di Cacia. Appena il bomber ha perso la vena realizzativa complice anche un problema fisico i difetti sono ritornati a galla.

IL MIRAGGIO DELLA RIMONTA - L’anno scorso, infine, era stata sottolineata più volte la capacità  della squadra di ribaltare il risultato nel finale. Merito della grinta che il mister sapeva infondere ai giocatori, secondo i sostenitori di Mandorlini. Quest’anno solo 2 volte il Verona è riuscito a risalire da una situazione negativa (e in panchina sia a Empoli che col Modena c’era Bordin), mentre ha subìto ben 7 rimonte (col Vicenza all’andata il Verona ha rimontato, poi è stato ripreso prima di vincere per 3-2) . Forse le troppe esternazioni e la conseguente squalifica hanno fatto perdere a Mandorlini preziose energie nervose e la necessaria lucidità. Quella che si chiede ora alla società che potrebbe trovare la soluzione nei numeri e in casa: Bordin.

  

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