Al bando le giustificazioni auto assolutorie tipo: oppure. Il Verona ieri sera non meritava di vincere contro un Livorno ridotto in 10 negli ultimi 27’ (qualcuno si dimentica forse il miracolo di Rafael su Belingheri al 65’). E così l’operazione sorpasso è miseramente fallita (attenzione che alla lunga l'Hellas il sorpasso non lo subisca da parte dell’Empoli). Gli amaranto rimangono secondi con 2 punti di margine sui gialloblù che possono consolarsi con l’aver mantenuto il vantaggio negli scontri diretti.
Di chi la responsabilità di questa ennesima occasione persa? Dopo 31 giornate senza vedere progressi sul piano del gioco (anzi gli stessi errori si ripetono ormai costantemente) l’imputato Mandorlini non può più trovare avvocati d’ufficio. Il mister gialloblù è stato surclassato tatticamente dal collega Nicola anche quando gli amaranto sono rimasti con l’uomo in meno dopo l’espulsione di Duncan al 63’. Intanto un allenatore più abile nel leggere le partite avrebbe ordinato subito di passare alla difesa a tre e soprattutto non avrebbe aspettato 16’ prima di togliere un Gomez, che sta diventando un problema ormai irrisolvibile. E a riguardo dell’argentino bisogna capire definitivamente la causa di questo rendimento scadente: o il giocatore sta vivendo un’involuzione incredibile rispetto all’anno scorso oppure non è messo nelle condizioni ideali per rendere al meglio. E allora Mandorlini ha due opzioni: assegnargli nuovamente i compiti della passata stagione oppure spedirlo in panchina. Così è deleterio. Non salta più l’uomo ed è sempre in ritardo sui traversoni in area. Sulla fascia destra poi il Verona con questo Gomez risulta assolutamente impalpabile. Così tutto il gioco pende tremendamente a sinistra sulla catena Agostini-Martinho-Hallfdresson. Ma alla lunga gli avversari capiscono il giochetto e trovano le contromosse. T
uttavia il Verona ha sofferto sin dall’inizio l’inferiorità a centrocampo, visto che il Livorno schierandosi con il 3-4-1-2 aveva sempre almeno un uomo in più. Anche perché Laner è apparso giù di tono come peraltro già col Padova. Giustamente a Grosseto Mandorlini gli aveva concesso un turno di riposo dando spazio a Nielsen che era risultato tra i migliori. E ovviamente il mister questa volta ha deciso di rispedire in panca il danese. Una decisione senza senso. Altre volte era stata quella di mettere Martinho in difesa o a centrocampo. Per fortuna ieri le assenze di Sgrigna e Carrozza hanno costretto il tecnico a schierarlo in attacco, e il brasiliano ha risposto fornendo una prestazione maiuscola. Ma appena cala lui, il gioco del Verona perde di incisività (visto pure il periodo no di Cacia). Anche perché i gialloblù non provano mai la conclusione dalla distanza. Se davanti c’è un portiere come Fiorillo reduce da due papere con la Reggina e che dimostra di non essere in grande serata (evidente la sua responsabilità sul gol di Martinho), perché non cercare la “botta” con continuità? E invece anche quando ha avuto una punizione dal limite in occasione del rosso a Duncan, l’Hellas si è esibito in uno schema di una difficoltà incredibile, miseramente fallito. E adesso riprendersi, anche a livello psicologico, martedì a Lanciano non sarà facile.