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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Addio all'ex Hellas Carlo Petrini, il primo a denunciare il doping nel calcio

Nel 2000 pubblicò la sua autobiografia, intitolata "Nel fango del dio pallone" in cui denunciò in prima persona l'uso di doping nel calcio negli anni Sessanta e Settanta

È morto Carlo Petrini, primo in Italia a denunciare il doping nel mondo del calcio. Travolto dal primo grande scandalo del calcioscommesse - quello che nel 1980 coinvolse tanti campioni - raccontò le sue vicende in una autobiografia. Si è spento nella sua Monticiano, in provincia di Siena, dopo una lunga malattia, all'età di 64 anni.

Attaccante degli anni Sessanta e Settanta cresciuto nelle giovanili del Genoa e consacratosi nelle file del Milan di Rocco, con cui vinse una Coppa dei Campioni nel 1968-1969, e del Torino, con cui si aggiudicò la Coppa Italia nel 1970-1971. Successivamente vestì le maglie di Catanzaro, Ternana, Roma, Verona, Cesena e Bologna. Nel 1980 fu coinvolto nello scandalo del calcioscommesse, subendo una squalifica di tre anni e sei mesi amnistiata dopo la vittoria dell'Italia al Mondiale del 1982.

Nel 2000 Petrini pubblicò la sua autobiografia, intitolata "Nel fango del dio pallone" in cui narrò in prima persona fatti e trascorsi nel mondo del calcio, con la denuncia dell'uso di doping nel calcio negli anni Sessanta e Settanta.

Successivamente Petrini pubblicò un altro libro intitolato "Il calciatore suicidato", dove indagò in prima persona sulla misteriosa morte di Donato Bergamini, calciatore del Cosenza, ritrovato morto nel 1989 sulla Statale 106, presso Roseto Capo Spulico.

Successivamente ha pubblicato altri sei libri, l’ultimo dei quali è intitolato "Piedi nudi", uscito nel 2010. Ha abitato fino alla fine dei suoi giorni nella natia Monticiano ed è stato affetto da una grave forma di glaucoma, che gli ha procurato la quasi completa cecità dell’occhio sinistro e la seria compromissione del destro. A detta dei medici che lo hanno curato nel corso degli anni, sottoponendolo a ben cinque interventi chirurgici, la malattia potrebbe essere stata correlata all’assunzione dei tanti farmaci dopanti e no, avvenuta durante la carriera di calciatore.

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