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Hellas, parla Sogliano: «Cuore, voglia di lottare e orgoglio: la squadra ora ha rialzato la testa»

Il direttore sportivo del Verona in conferenza stampa: «Vedevo un gruppo molto deluso, ma adesso ha ritrovato l'atteggiamento giusto. I ragazzi danno tutto sul campo per portare a casa punti»

Dopo la chiusura della finestra di calciomercato invernale, Sean Sogliano ha parlato in conferenza stampa.

Queste le principali dichiarazioni rilasciate dal direttore sportivo dell'Hellas Verona, riportate sul sito ufficiale della società gialloblù:

Da che punto di vista le sembra di aver migliorato questa squadra? «Sinceramente l'aspetto che più mi soddisfa è l'aver rivisto in quest'ultimo mese una squadra che ha rialzato la testa. A novembre, dopo dieci sconfitte consecutive, vedevo un gruppo molto deluso, che non si aspettava di dover vivere una situazione del genere. Ora la squadra ha ritrovato voglia di lottare e orgoglio, nonostante magari i limiti tecnici che può avere. I ragazzi danno sempre tutto sul campo, vogliono portare a casa punti da ogni partita. L'atteggiamento per noi è molto importante: stiamo conquistando punti soprattutto con la voglia in queste ultime partite, e non dobbiamo vergognarcene».

Quello di oggi è un Verona forse meno bello ma più concreto? «Noi abbiamo bisogno di correre tanto e più degli altri. Al di là dell'aspetto fisico, dell'allenamento, della mentalità, una cosa non ci può mancare: metterci il cuore. Portiamo a casa punti importanti se ci mettiamo il cuore, se ai giocatori brillano gli occhi, se sentono il calore dei tifosi e gli scatta la scintilla. Io lo percepisco e forse questo per me vale di più di un giocatore preso nel mercato. Tutto deve partire dal cuore, io la vivo così. Vedere un abbraccio tra Zaffaroni e Bocchetti per me significa partire da qualcosa, che qualcosa è scattato».

Zaffaroni ha svoltato la squadra: come giudica il suo operato? «Lo abbiamo scelto perché è una persona che capisce di calcio e soprattutto è molto leale. Doveva unire le sue idee a quelle di Bocchetti, un ragazzo che è passato in pochissimo tempo dalla panchina della Primavera a quella della Prima Squadra, soprattutto in un momento difficile. Trovo che siano due persone molto umili che si stanno integrando molto bene, ma tutti quanti in questo momento siamo molto uniti. Credo sia l'unica strada da percorrere. Sappiamo che abbiamo davanti partite molto difficili, a partire da quella di lunedì contro la Lazio, dove avremo bisogno di un 'Bentegodi' che ci sostenga».

Ci racconta la trattativa di Ilic con il Torino e la situazione Hien? «Al giorno d'oggi tutto il calcio italiano, in termini economici, ha sicuramente delle difficoltà, e in questa situazione non è semplice vendere e comprare giocatori. Ilic è stato venduto al Torino perché, come sapete bene, questo club ha come prima intenzione quella di mantenere in ordine il bilancio. Penso che sia stata una decisione corretta: in una squadra come la nostra le cessioni servono per poter investire di nuovo, per credere nel Settore Giovanile e per costruire una squadra che abbia la stima di tutti i tifosi. L'operazione Ilic è stata un'ottima operazione, anche se parliamo di un giocatore che era stato pagato molto dall'Hellas, e i margini di guadagno in questo caso non sono stati elevatissimi. Riguardo all'offerta del Marsiglia, c'è stata un po' di indecisione anche da parte del giocatore, e si sono allungati i tempi. Resto convinto comunque che un calciatore, nella maggior parte dei casi, quando viene ceduto, debba andare via. Inconsciamente o meno, quando si firma per un'altra squadra, il percorso in quella attuale finisce. Noi ora abbiamo assolutamente bisogno che i nostri giocatori si sentano partecipi del progetto e siano concentrati sul Verona. Per quanto riguarda invece Hien la sua situazione era diversa, perché sarebbe stata in più rispetto a quella di Ilic. Non è andata in porto, ma sinceramente non ne sono dispiaciuto. Isak ha ampi margini di miglioramento e penso rappresenti un investimento importante per il Verona».

Può raccontarci la trattativa per Abildgaard? «Volevamo inserire numericamente un altro centrocampista oltre a Duda. Avevamo anche altre ipotesi, che non si sono però concretizzate. Abildgaard ha delle caratteristiche diverse da tutti i nostri centrocampisti. Sono convinto inoltre che abbia anche il carattere per calarsi in questo tipo di realtà: è un ragazzo che lotta, sa mettere il piede e che sa giocare. Ha giocato in Danimarca, è stato capitano del Rubin Kazan, ha giocato in Scozia. Lo abbiamo preso a poche ore dalla fine del mercato, situazioni che spesso non si concretizzano in queste tempistiche. Stava per firmare con una squadra di Serie A danese, ma dopo essersi confrontato con noi ha scelto subito di venire qui, un fatto che ho apprezzato molto. A fine anno capiremo come comportarci con il suo tesseramento, perché il ragazzo arriva dalla Russia che sta vivendo una situazione particolare per via della guerra».

Braaf e Ngonge invece? «Sono ragazzi che devono ancora scrivere il loro futuro, ma hanno voglia di fare bene qui. Hanno qualità, vedremo se saranno capaci di dimostrarle fin da subito».

Qual è la situazione di Verdi? «Nel periodo di mercato ci sono tante situazioni che nascono e finiscono dopo pochi giorni o poche ore. Quello di Simone è un discorso che noi abbiamo affrontato con lui da tempo: è un ragazzo che al momento non ha ancora lasciato il segno, ma non per colpa sua. La sua uscita non si è concretizzata, il suo procuratore ha detto quello che si sentiva, ma posso dire che noi non abbiamo preclusioni per nessuno. Lui indossa la nostra maglia, chissà che questa non sia una sliding doors e non ci faccia fare qualche punto importante per il nostro percorso».

Il riscatto anticipato di Barak? «È stato fatto tutto da un punto di vista amministrativo. Al Verona andavano bene i termini proposti dalla Fiorentina, e la Fiorentina stessa ha dimostrato di voler riscattare subito il giocatore. È stato un vantaggio economico per loro, ma Barak non era Firenze con un obbligo di riscatto, ma con opzione, perciò penso ci abbiano guadagnato tutti in un modo o nell'altro».

Doig è rimasto: è stato blindato oppure non ci sono state offerte adeguate? «In questo momento credo sia giusto pensare più alle situazioni di mercato. Chi è rimasto, è rimasto per scelta. Il club ha scelto di tenere i giocatori che oggi sono a disposizione di mister Zaffaroni. Noi vogliamo giocarci fino in fondo le possibilità di raggiungere il nostro obiettivo».

Ci parla della trattativa per Duda? «È un giocatore che già conoscevo, che avevo notato nella mia prima esperienza da DS del Verona. Si è inserito subito, e infatti a Udine dopo un allenamento il mister lo ha fatto giocare. È un giocatore molto duttile, che può interpretare più ruoli a centrocampo».

E infine un commento su Gaich? «Preferisco non sbilanciarmi su di lui. L'ho visto in allenamento: mi hanno impressionato la sua grinta e la sua voglia. Spero faccia bene, ma soprattutto lo spero per lui. Nell'Under 20 Argentina era uno dei giocatori più chiacchierati, poi dopo la parentesi in Russia è finito un po' nell'anonimato. Ha voluto fortemente tornare in Italia, la sua volontà è stata decisiva».

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