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Martedì, 23 Aprile 2024
Calcio

Hellas, a tutto Barak: «Ciascuno lavora per la squadra, siamo come un giocatore unico. La nostra forza? Abbiamo elementi che possono fare la differenza»

Il centrocampista ceco, sempre più perno della rosa gialloblù, si è raccontato attraverso una lunga chiacchierata: «Quando avevo sedici o diciassette anni ho vissuto un periodo di stanchezza in cui dormivo praticamente tutto il giorno. Dopo quella brutta esperienza ho avuto ancora più fame e fuoco dentro per migliorare, crescere e raggiungere sogni e obiettivi»

È stato Antonin Barak il protagonista della seconda puntata di Culture, il nuovo format lanciato da DAZN che approfindisce la vita di alcuni dei giocatori della Serie A.

Il centrocampista gialloblù si è raccontato attraverso una lunga chiaccherata focalizzata su argomenti di vario tipo, in cui sono emersi anche aspetti personali.

Queste le principali dichiarazioni rilasciate durante l'intervista da parte del giocatore ceco, sempre più perno dell'Hellas Verona:

«Quest'anno ho ottime sensazioni, sento che stiamo andando molto bene. Tutti giocano per la squadra, ancora di più rispetto alla scorsa stagione. Siamo come un giocatore solo e abbiamo tanti elementi forti che possono cambiare la partita, anche da subentrati: può essere considerata quella la nostra forza. Quando avevo sedici o diciassette anni ho vissuto un periodo di stanchezza in cui dormivo praticamente tutto il giorno (problema causato, come specificato da La Gazzetta dello Sport, da una sindrome da affaticamento cronica causata da una malformazione congenita alla spina dorsale, ndr). Sono stato sei mesi totalmente fuori, lontano dalla scuola, dal calcio e dai miei amici. Lavoravo con un preparatore che mi seguiva con allenamenti specifici. Piano piano, attraverso un lungo percorso, sono riuscito a tornare a correre e giocare. Questo mi ha dato forza, è come fosse arrivata una seconda occasione di una nuova vita. Dopo quell'esperienza ho avuto ancora più fame e fuoco dentro per migliorare, crescere e raggiungere sogni e obiettivi. C'è stato un momento in cui potevo andare al Milan, ma l'Udinese non mi ha voluto vendere. Con Tudor allora non giocavo? Quando arrivò il mister ero infortunato e passai un brutto periodo. Calzettoni abbassati? Una volta avevo i crampi ai polpacci e li ho abbassati. Da lì in poi ho iniziato a farlo sempre».

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