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Hellas, Setti festeggia i dieci anni di presidenza: «Per me il Verona è passione vera»

Il patron gialloblù, alla guida della società dal 2012: «Mi bastarono due mesi per capire che sarebbe stato il progetto giusto. Mi innamorai della tifoseria, fu determinante. Adesso guardiamo avanti»

Nella giornata di ieri, giovedì 23 giugno, l'Hellas Verona ha celebrato il decimo anniversario di presidenza di Maurizio Setti.

Quel giorno di dieci anni prima, il 23 giugno 2012, l'imprenditore carpigiano veniva presentato come nuovo azionista di maggioranza nella sede gialloblù di via Torricelli, in compagnia dell'ex numero uno Giovanni Martinelli.

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il patron scaligero ha parlato di questo suo primo periodo da proprietario della società, con uno sguardo rivolto al futuro. Queste le sue parole:

«Il mio primo ricordo di dieci anni fa? Ero in uscita da Bologna perché c'era poca libertà per lavorare come avrei voluto. Mi guardai intorno. Riconobbi per logistica e capacità di far calcio Verona come una piazza ideale. Andai a vedere otto o nove partite. Iniziai a ragionare e mi colpì Jorginho. In realtà mi bastarono due mesi per capire che sarebbe stato quello il mio progetto. Fu determinante anche la tifoseria: mi innamorai. Oggi il calcio è cambiato molto, lo dimostrano le nuove proprietà straniere. C'è bisogno di numeri costantemente, le scelte di solo cuore non le fai più. Però per me il Verona è una passione vera e non semplice voglia di apparire. Come mi gestisco? Non smetto mai di imparare. Poi ci metto istinto, caparbietà, continuità, capacità di non farsi condizionare. Non subisco gli insulti e non mi esalto con gli elogi. Sto con i piedi per terra. Faccio passare la nottata nei momenti difficili. Rifletto di più, prima ero più impulsivo.

Un calciatore simbolo? Dico Toni. Poi Cacia, Pazzini, Romulo, Jorginho, Iturbe, Zaccagni, Valoti... Luca ha fatto cose straordinarie per l'età: lo ricordo con grande affetto. Allenatori? Dico Mandorlini, Aglietti, Juric e Tudor. Ivan ha introdotto un modo di pensare vicino al popolo di Verona: attaccare, pressare, verticalizzare. Come vedo il futuro? Mi piacerebbe se qualche veronese in più ci desse una mano, penso che l'appartenenza abbia ancora un senso. Sarebbe bello coinvolgere qualche imprenditore di rilievo. Marroccu e Cioffi? Due grandi protagonisti con fame e voglia di dimostrare.

Dieci anni volati? Purtroppo sì. Non mi giro indietro a guardare, ho le cicatrici addosso e le sento. Per questo guardo sempre avanti. Sono l'uomo del fare e non del dire».

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