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Diffida Chievo, Pellissier: «Nessuna guerra. Campedelli? Gli sarò sempre grato, ma su alcune cose non posso rispettarlo»

Il capitano gialloblù dice la sua sul comunicato di diffida del Club di Campedelli. E sul Presidente aggiunge: «Mai litigato con lui, rapporto incrinato per altri problemi»

Sergio Pellissier, nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova FC Clivense, ha risposto anche alle domande dei giornalisti relative alla nota di diffida del ChievoVerona e al rapporto col Presidente Campedelli.

Queste le parole dell'ex capitano gialloblù:

«Perché ieri Chievo e oggi Clivense? Non è una guerra e non è una polemica. Sinceramente io avevo scelto Chievo perché sono cresciuto lì, ho avuto tutto da quella società e dai tifosi. Mi sembrava brutto scomparisse da tutte le categorie della FIGC, ecco perché volevo portarlo avanti. Purtroppo il Chievo che abbiamo conosciuto tutti fondamentalmente non c'è più. Quella è una squadra che non potremo più tifare, anche se spero che vada a buon fine quello che stanno cercando di fare per salvarla. Nel frattempo non volevo che scomparisse, e quindi volevo solo che quel nome che mi ha fatto conoscere continuasse a vivere. Io non ce l'ho con nessuno, mi dispiace per tutto quello che è accaduto. Ma la vita va avanti, bisogna cercare di costruire qualcosa di nuovo. Io avevo allora e ho tuttora obiettivi importanti, forse irraggiungibili. Ma credo che una società debba ripartire da capo, purtroppo senza il nome Chievo, ma con Clivense. Mi va bene comunque. Non importa come si chiami, l'importante è che ci sia. Ripartiamo con lo stesso entusiasmo che ci è stato insegnato da quella società. Non posso andarci contro, per me sarà sempre il Chievo.

La spaccatura con Campedelli? Non ho mai bisticciato col Presidente, non ci siamo più parlati ed è un anno e mezzo che non ci vediamo. Quando sono andato via ho discusso con le persone che stavano gestendo insieme a lui la società. Io credo nel rispetto delle persone, e a lui debbo rispetto per quello che mi ha dato e per quello che mi ha permesso di fare. Indubbiamente per altre cose non posso rispettarlo. Avevo progetti diversi per il Chievo, ho capito che non ero ben accettato da quelli che aveva a fianco. Quindi piuttosto di rimanere lì a prendere uno stipendio senza fare niente me ne sono andato. Si è incrinato un po' tutto perché ci sono altri problemi sotto».

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