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Venerdì, 19 Aprile 2024
Interviste

Mazzucco: "Mi fa orrore buttare tutto in politica"

La guerra tra atenei continua. Il rettore scaligero: "Questi attacchi una coltellata alla schiena"

L'epicentro della battaglia per la scuola di specializzazione in cardiochirurgia non è qui. Ma l'aria che si respira, di fronte agli attacchi che arrivano dall'amico-nemico ateneo padovano, è di profonda delusione tra i corridoi dell'Università di Verona. Non ne fa mistero il rettore scaligero Alessandro Mazzucco. "La guerra non la stiamo facendo noi - afferma - se la sta facendo da solo il capoluogo euganeo. Il ministero ha deciso di ridurre a livello nazionale i contratti di cardiochirurgia e di conseguenza ha fatto dei tagli che sono all'incirca del 20% su tutte le sedi nazionali. Lo ha fatto secondo logiche sue che io non conosco. Ma credo sia molto evidente che hanno un significato anche politico. O meglio. Di ditribuzione territoriale".

Due scuole di specializzazione a qualche decina di chilometri. Tutte e due all'avanguardia. "Non c'è dubbio che sia la scuola di specializzazione di Verona che di Padova siano ai massimi livelli nazionali - continua il rettore - Purtroppo noi vediamo che sono state tenute in vita delle scuole che valgono molto meno di quella di Padova. Posso capire le sue reazioni, quindi. Però il suo obiettivo è sbagliato. Non è Verona il suo competitore, ma può esserlo qualche altra sede".

La disponibilità a trovare una soluzione condivisa c'è, ma la virulenza delle accuse non può non avere lasciato il segno. "Il sottoscritto non ha nulla a che fare con le decisioni ministeriali. Il fatto che vari personaggi, sia dell'Università che del mondo politico padovano, abbiano potuto ipotizzare che ci sia stata questa manovra dietro le tende mi offende ed è totalmente falsa - rincara Mazzucco -  Quello che è vero è che il ministero ha ritenuto che per parametri che sono stati chiesti alle Università (numero di docenti, volume di attività, potenziale formativo) Verona sia superiore a Padova, e in questo senso hanno prodotto questa scelta. Che è stata fatta anche in Lombardia, in Emilia e nelle altre regioni. E' finito il tempo della gloria fatta di corone di alloro. Oggi i successi si conquistano sul campo giorno dopo giorno attraverso parametri oggettivi di merito. Senza questa profonda convinzione l'Italia rimane indietro. Tra l'altro ho lavorato a Padova circa vent'anni, e il primo trapianto di cuore italiano che tanto sottolineano i colleghi patavini l'ho portato a termine io. Come tanti altri dello stesso tipo. Quindi i successi su cui Padova può contare sono arrivati anche grazie al mio apporto".

La recriminazione maggiore è che in un batter d'occhio la situazione abbia travalicato i confini accademici, entrando nell'agone politico. "Con orrore vedo che anche questa volta l'hanno buttata in politica - attacca Mazzucco - La cardiochirurgia di Verona è fatta di persone che lavorano giorno dopo giorno che soddisfano una valanga incredibile di richieste e che ha eccellenze riconosciute a livello nazionale. Mi terrorizza il fatto che l'abbiano buttata in politica, e che in questa decisione ci abbiano messo lo zampino forze politiche più o meno territoriali. Sono oggettivamente delle fesserie".

La prossima settimana i due rettori si incontreranno a Roma, perché la questione sulla scuola di specializzazione in cardiochirurgia è arrivata fino in Parlamento. "Il ministro Fazio mi ha chiesto la disponibilità per un incontro con lui insieme con il rettore di Padova e, siccome io sono una persona che antepone sempre la razionalità alle irritazioni, certamente lo farò. Ho anche scritto una lettera al presidente della Regione Luca Zaia per cercare di trovare una soluzione. Perché io non mi sono mai permesso di dire che Padova sia un'università di basso livello. Trovo che ci sia una suscettibilità che però è patologica dall'altra parte".

I rapporti istituzionali intaccano anche quelli personali. "Il rettore Zaccaria fino a qualche giorno fa lo consideravo un grande amico - racconta Mazzucco - considero questo attacco come una mezza coltellata alla schiena. Onestamente mi sarei aspettato una telefonata in cui mi chiedesse scusa e che questo attacco lo conduceva per difesa istituzionale della sua Università. Ma non importa, lasciando stare i rapporti personali chi ha delle responsabilità iistituzionali solo per questioni di questo genere. Dobbiamo continuare a collaborare. Oggettivamente sono sconcertato, i rapporti istituzionali che noi abbiamo avviato con la fondazione Univeneto non devono essere messi in discussione per queste cose. Questa cosa va superata. Abbiamo una precisa responsabilità verso gli studenti, verso la collaborazione con le imprese, non possiamo stare qui a impiantare delle guerre. Ci tengo a precisare che io la guerra non l' ho mai dichiarata, nè ho mai reagito a qualche reazione fuori luogo".

Non va giù nemmeno il concetto uscito su alcuni quotidiani di "risarcimento" per Padova. "Io ho scritto a Zaia e a chi è interessato di trovare una soluzione regionale. Il sottoscritto aveva offerto una disponibilità a fare una cooperazione tra le due scuole - racconta il rettore scaligero - ma questo deve essere considerato un passo per valorizzare anche l'università di Padova. Non una restituzione di un maltolto. Ho raccomandato all'assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, coordinatore nazionale dei suoi pariruolo, che si faccia sentire per ottenere una garanzia di assegnazioni e di risorse che tenga conto delle specificità della nostra regione". 

I parlamentari padovani chiedono una revisione del decreto ministeriale. "La vedo una strada molto difficile. I decreti vengono modificati attraverso l'intervento parlamentare - spiega Mazzucco - Tra l'altro l'anno scorso Padova ha impugnato il decreto per la scuola di reumatologia che era stata insediata a Verona come sede amministrativa. Il Consiglio di Stato le ha dato torto. Lasciamo stare queste cose. Siamo nel Veneto, cerchiamo di cooperare. Ci tengo a dire che la guerra Padova la sta facendo da sola, nè io ho mai reagito a qualche reazione fuori luogo".

Per quanto riguarda la reazione piccata di Tosi alle accuse arrivate da Padova, il rettore non può far altro che condividerla. "Ieri il sindaco Tosi si è arrabbiato - spiega - Mi sarei arrabbiato anch'io. Perché non si può dire che il partito leghista ha prevaricato su una cosa in cui non c'entra niente. Sono accuse fuori luogo. Gli hanno pestato i piedi". Il problema di base è un altro. "Quando entra in gioco la politica peggiora sempre le cose", conclude.

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