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Interviste

La crisi morde ancora, ne fanno le spese gli stagionali

Nel 2010 calo di richieste di indennit di disoccupazione a requisiti ridotti. L'agricoltura tiene

Il panorama continua ad apparire fosco per i lavoratori veronesi. Soprattutto per i giovani che trovano la loro fonte di reddito nei lavori stagionali, che, sia nel turismo che nell'industria, vengono molto impiegati nella provincia di Verona. Una caratteristica peculiare rispetto alle altre province venete. Le domande di indennità di disoccupazione a requisiti minimi nel 2010 sono passate da 11.250 a 9.878. Un calo sensibile, che sta a indicare la volontà dell'industria del turismo del Garda e di tutte le attività produttive stagionali, come quella del pandoro, di limitare le assunzioni di lavoratori occasionali "spremendo" al massimo i propri dipendenti. Si va avanti con quello che si ha. Da specificare che le domande inerenti questo tipo di indennità vengono presentate dal 1 gennaio al 31 marzo dell’anno successivo al periodo di disoccupazione. Quindi questi dati fotografano la situazione del 2009, in piena crisi. Ma il trend non sembra cambiare rotta.

Contrariamente alle attese è il settore primario che registra l'exploit migliore. Le domande di disoccupazione agricola, rispetto al 2009, sono aumentate. Da 3.791 nel 2010 sono passate a 4.270. L’occupazione stagionale nell’agricoltura è dunque cresciuta. Questo nonostante il progressivo ricorso al lavoro dei cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno, che non hanno diritto alla indennità di disoccupazione, e la diffusione dei voucher (il Veneto è la prima regione d’Italia per consumo). Evidentemente questi "buoni lavoro", che costano ai datori di lavoro molto meno rispetto a un contratto stagionale, non hanno sostituito i rapporti di lavoro dipendente ma, piuttosto, fatto emergere il lavoro nero nelle campagne.

Per quanto riguarda le indennità di disoccupazione ordinaria, i numeri tra il 2009 e il 2010 sostanzialmente si equivalgono. L'Inps ha registrato, nel 2009, 23.702 domande, mentre nel 2010 sono state 22.748. Il problema è che questi numeri potrebbero preludere a un 2011 nero per chi non avrà più la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Perché, in media, c'è la possibilità di avere diritto all'indennità per circa sei o otto mesi. Poi, per chi continua a rimanere senza lavoro, rimane solo la mobilità in deroga. Dopodiché c'è il nulla. Se il mercato del lavoro non si riprenderà, siamo ancora lontani ai livelli pre-crisi quando si liberavano circa 500mila posti di lavoro l'anno, probabilmente si registrerà un'impennata dei disoccupati cronici, che, senza alcuna fonte di reddito, cessano di cercare un lavoro.

"Tante domande di disoccupazione significano tanti posti di lavoro persi - afferma Giulio Fortuni, segretario della Cisl Veneto - Il problema è che non vengono rimpiazzati a sufficienza da nuovi posti. Da mesi andiamo dicendo che una parte della disoccupazione si sta cronicizzando e molte persone non ritrovano da mesi e mesi un lavoro, magari transitorio. Un sostegno, ma solo per una parte di queste, può arrivare dalla indennità di mobilità in deroga. Ma quello che serve è una forte ripresa economica con effetti sull’occupazione e servizi per riqualificare e ricollocare al lavoro. Della prima al momento non c’è traccia. Circa i servizi per il lavoro basti dire che per il 2011 i finanziamenti previsti dalla legge regionale sono pari a zero euro".

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