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La Cisl contro gli ospedali locali "Stop ai campanilismi"

Il sindacato chiede alla Regione un nuovo piano sanitario. Finisce nel mirino l'Ulss 22

In questi giorni è al vaglio del Consiglio regionale la nuova legge finanziaria. Una manovra "lacrime e sangue", ha commentato qualche giorno fa il presidente del Veneto Luca Zaia. I problemi di bilancio si tradurranno in inevitabili tagli. "La Cisl non mette in dubbio la necessità di stringere i cordoni della borsa - afferma il segretario territoriale del sindacato Giuseppe Dotti - però siamo preoccupati che la mannaia colpisca soprattutto le fasce sociali più deboli. Nelle carte che dovranno essere approvate si propongono grosse riduzioni di risorse per l'assistenza sociale e la sanità". Si parla di ventotto milioni in meno. Derivanti dalla mancata approvazione di un emendamento da parte del governo, che ha azzerato il fondo per la non autosufficienza. Quattrocento milioni di euro cancellati. Somma che poi sarebbe stata divisa tra le varie Regioni.

Compreso il Veneto, che avrebbe utilizzato queste risorse per gli assegni di cura di chi viene ospitato in case di riposo. "Oggi nella nostra regione vivono duecentomila persone non autosufficienti. Il nostro fabbisogno economico ammonterebbe però a un miliardo e mezzo di euro - spiega Giuseppe Dotti - ora invece possiamo contare solo su seicentosettanta milioni di euro. Siamo lontanissimi da una situazione ottimale". Questi soldi servono per integrare le rette delle case di riposo, per pagare l'assistenza domiciliare e per gestire le strutture a sostegno dei disabili.

In questo momento tutto si muove. E la Cisl tenta di essere della partita per "scelte eque e giuste", affermano. Invitando la Regione a una riorganizzazione del sistema socio sanitario che preveda la chiusura dei piccoli ospedali locali e il potenziamento dei servizi nel territorio. Visite domiciliari da una parte e grandi ospedali specializzati nella cura delle fasi acute delle malattie dall'altra.

"Verona è la provincia in cui il problema della sanità è più grave - attacca Giuseppe Dotti - le altre amministrazioni locali venete hanno fatto molto di più. Si sono chiusi i piccoli ospedali". Nel mirino del sindacato è finita l'Ulss 22, e le sue strutture sanitarie di Nogara, Isola della Scala, Zevio e Bovolone. Troppa grazia, secondo il sindacato. "Questi ospedali andrebbero riconvertiti. Ciò non si tradurrà in perdita di posti letto - continua Dotti - perché in parallelo si dovrà potenziare l'assistenza a domicilio". I conti sono semplici. Al posto di pagare quattro primari si pagano quattro specialisti. Meno risorse da spendere e maggiore capillarità delle cure. "Ma sappiamo tutti che il discorso in questo caso è anche politico", conclude il segretario territoriale del sindacato con delega alle politiche socio sanitarie.

Uno degli ospedali "di troppo", secondo la Cisl, è quello di Nogara. "Bisogna mettere al centro il cittadino - commenta Maria Rosa Machiné, il commissario prefettizio che trasghetterà il Comune a nuove elezioni - senza prese di posizione preconcette. Stabilendo poi quale sia il sistema migliore".

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