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Interviste

Buzzetti: "Misure urgenti per rilanciare l'edilizia"

Il presidente di Ance fa il punto sulla situazione del mercato delle costruzioni

Tagli agli investimenti. Perdite di posti di lavoro. Ritardi infrastrutturali. Paolo Buzzetti, presidente di Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, non nasconde le sue preoccupazioni per lo stato di salute del settore e chiede al Governo, in questa intervista a Samoter, il Salone internazionale triennale delle macchine movimento terra, da cantiere e per l’edilizia (Veronafiere 2-6 marzo 2011), interventi urgenti e mirati per rilanciare un settore strategico per l’economia nazionale.

Presidente Buzzetti, a livello internazionale, il mercato delle costruzioni sembra mostrare qualche timido segnale di ripresa. Quale è la sua impressione a riguardo e come vede invece la situazione del mercato italiano, che non sembra dare alcun segno in tal senso?
La crisi internazionale ha colpito ovunque molto duramente il mercato delle costruzioni, ma le conseguenze e soprattutto le reazioni dei governi sono state diverse da paese a paese. Ad esempio l’Italia ha evitato, diversamente da quanto accaduto in altri stati europei, lo scoppio della bolla immobiliare, e questo perché nel nostro Paese esiste ancora un fabbisogno abitativo non soddisfatto di circa 350.000 unità. Ciò non vuol dire che la crisi ci abbia in qualche modo risparmiato, anzi sta producendo effetti devastanti sul tessuto delle imprese e sui lavoratori. Lo scorso 14 maggio, nel primo anniversario degli Stati generali delle costruzioni, abbiamo lanciato in contemporanea su tutto il territorio nazionale un grido d’allarme che non vogliamo resti inascoltato: solo nell’ultimo anno nell’edilizia si sono persi 137.000 posti di lavoro, e se consideriamo tutto l’indotto il numero sale a 210.000, e gli investimenti in costruzioni si sono ridotti del 18%. Ma è adesso che arriva il momento peggiore, perché se nel 2009 molte imprese hanno continuato a lavorare in virtù di commesse ottenute negli anni precedenti, oggi pagheremo lo scotto dei continui tagli agli investimenti e del mancato avvio di quei provvedimenti che avrebbero potuto sin da subito arginare l’emorragia del settore giocando un importante ruolo anticongiunturale. E tutto questo mentre la Francia e la Spagna hanno attuato in meno di un anno, con grande capacità ed efficienza, le decisioni anticrisi prese in materia di infrastrutture: la Spagna ha selezionato e realizzato 31.000 opere medio-piccole per un totale di 8 miliardi di euro e la Francia ha selezionato, finanziato e eseguito piccoli interventi infrastrutturali per 7,5 miliardi di euro.

La manovra economica che il governo sta mettendo a punto in questi giorni non sembra contenere misure che in qualche modo riconoscano al settore delle costruzioni quel ruolo di motore per la ripresa che lei più volte ha sottolineato. Cosa chiede Ance al governo in questo momento?
La situazione della Grecia ha sicuramente richiamato tutti ad una maggiore responsabilità e a sacrifici per mantenere la stabilità dei conti pubblici, ma accanto a questo non posso nascondere le nostre preoccupazioni per una manovra che, sotto molti profili, non dà spazio a soluzioni che incentivino la crescita economica. Un esempio su tutti è l’inasprimento del Patto di stabilità degli enti locali. Da tempo assieme ai Comuni stiamo chiedendo la possibilità di allentare per gli enti locali più virtuosi i vincoli del Patto interno, che sono la principale causa dei pesantissimi ritardi dei pagamenti della p.a. alle imprese per lavori già eseguiti. L’effetto della manovra sarà invece una perdita di investimenti per altri 1,3 miliardi. Non è accettabile che a pagare i costi per l’equilibrio dei bilanci dei conti pubblici siano le imprese di costruzione creditrici delle amministrazioni pubbliche, già pesantemente colpite dalla stretta creditizia. Ma al governo oggi chiediamo anche di rendere finalmente operative quelle decisioni capaci di innescare la funzione anticongiunturale dell’edilizia e sostenere la crescita e la competitività del Paese: dare effettivo avvio alla realizzazione del Piano Cipe, spendendo in modo efficace le risorse disponibili, sbloccare i Piani casa 1 e 2 attraverso le semplificazioni normative annunciate da tempo, utilizzare la leva fiscale, garantire trasparenza e regolarità nel mercato del lavoro.

L’attenzione del governo pare essere concentrata soprattutto sulle grandi opere, che sicuramente hanno una grande visibilità ma coinvolgono un numero limitato di imprese. Non sarebbe il caso di pensare invece ad un piano di medie e piccole opere che metta in moto molti più cantieri e dia lavoro a un numero maggiore di piccole e medie imprese del settore delle costruzioni?
Le grandi opere infrastrutturali sono necessarie al Paese, ma come andiamo ripetendo con forza da un anno sono gli interventi medio-piccoli, diffusi sul territorio e immediatamente cantierabili, quelli realmente in grado di garantire un effetto reale anticiclico e incidere positivamente sulla tenuta del sistema industriale delle costruzioni. A giugno scorso il governo ha accolto la nostra proposta approvando, nell’ambito del Cipe, un Piano che comprendeva una serie di interventi di medio e piccolo importo, maturi per la cantierizzazione, che l’Ance aveva segnalato in precedenza grazie al sistema associativo. Tuttavia, ad oggi, rimangono da assegnare più della metà dei finanziamenti per questi interventi, che riguardano tra l’altro la sicurezza delle scuole, l’efficienza dei collegamenti stradali, il sistema idrogeologico. Opere, insomma, indispensabili anche per il miglioramento della qualità della vita che non possono passare in secondo piano rispetto ai grandi interventi.

In conclusione, come vede i prossimi sei mesi e che aspettative ha per il 2011?
Purtroppo i primi dati del 2010 non ci danno molte speranze. E’ evidente che siamo ancora lontani dal cambio di rotta. Per rimetterci in moto è necessario che il vento soffi dalla nostra parte, che si traducano in fatti concreti le decisioni già prese e si spendano i soldi già stanziati. C’è però la possibilità di cogliere un aspetto positivo anche da questo momento di crisi, che può e deve diventare l’occasione per far partire una serie di riforme indispensabili a modernizzare il Paese e renderlo competitivo. Mi riferisco, per citarne una delle più importanti, a quella del sistema degli appalti pubblici, che ci vede insieme ai principali protagonisti del settore, pubblici e privati, impegnati nella formulazione di proposte di modifica dell’attuale normativa con l’obiettivo di semplificare le norme, snellire le procedure, ammodernare e rendere più efficiente la macchina amministrativa evitando turbative e infiltrazioni malavitose. Noi crediamo che, con l’impegno di tutti, la situazione possa migliorare, quindi diamoci da fare perchè la ripresa va agganciata sin da subito, non possiamo permetterci di arrivare al 2011 in questa situazione di stallo.

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