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BOMBE ALLA MARATONA DI BOSTON: Il racconto dell'atleta veronese salvo per miracolo

Abbiamo contattato l'avvocato Simone Curi, il corridore scaligero iscritto alla competizione Usa, salvatosi per miracolo dal terribile attentato che ieri ha sconvolto il mondo intero

Tutto il mondo è ancora in stato di shock per il terrificante attentato che ieri ha colpito gli Stati Uniti durante la maratona di Boston, un atto terribile che ha portato alla morte di tre persone, una delle quali aveva solo otto anni, e al ferimento di diverse centinaia di individui, spesso con lesioni gravissime. Numerosi anche gli italiani iscritti alla gara, 227 secondo l'organizzazione, molti dei quali presenti con la famiglia ad aspettarli al traguardo. Tra l'oro c'era anche un veronese, l'avvocato Simone Curi, membro del gruppo podistico "Latin Marathon Lovers", da sempre grande sportivo e partecipante a numerosi eventi sportivi, come la stessa Verona Marathon

MIRACOLO SCALIGERO - L'avvocato Curi, unico atleta scaligero iscritto alla competizione di Boston, ieri non era però presente alla gara. Improvvisi impegni di lavoro l'hanno infatti costretto a rimanere in Italia, una rinuncia che, se fino a ieri sera appariva terribilmente pesante per il corridore veronese, oggi ha l'aspetto di un vero e proprio miracolo. Contattato presso il suo studio legale, l'avvocato Curi ci ha raccontato qual'è la sua situazione a poche ore di distanza dai terribili eventi di ieri notte.

CON LA FAMIGLIA - "Ero iscritto alla gara - racconta Simone Curi - ed ero felicissimo di poter partecipare ad un simile evento, per me sarebbe stata la prima volta. Per i corridori come me la maratona di Boston è un traguardo prestigioso: se la competizione di New York è senz'altro la più famosa, quella che invece si svolge nella capitale del Massachussetts è la più gloriosa". Impossibile descrivere l'ansia provata da Curi vedendo le immagini di ieri notte: "Il mio più grande choc - racconta l'avvocato - deriva non tanto dal rischio per la mia persona, ma per mia moglie. Ad ogni competizione a cui partecipo, infatti, la mia famiglia è sempre ad aspettarmi al traguardo, e così sarebbe sicuramente stato anche a Boston. Vedere le detonazioni tra la folla festante vicina alla linea dell'arrivo mi ha raggelato il sangue, ho pensato a cosa sarebbe potuto succedere se lì ci fosse stata anche mia moglie".

ORRORE INDICIBILE - "Non conoscevo nessuno degli altri italiani iscritti - continua Curi - almeno non personalmente, anche se avevo già sentito qualcuno dei tour operator presenti ieri alla gara. Ma quello che è avvenuto ieri a Boston è terribile. Ogni attentato terroristico è un atto orribile, ma colpire in questa maniera, durante un momento di festa, non solo per i corridori ma per tutta l'America, è un gesto osceno e inumano che mi ha fatto subito pensare a quale tipo di mente malvagia e sadica possa aver architettato un simile massacro. La più grande tragedia - conclude l'avvocato veronese - è la morte del bambino di otto anni, un piccolo bimbo che aspettava il padre al traguardo, una giovanissima vita spezzata in nome dell'odio. E' qualcosa di terribile"

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