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Interviste

Bonfante: "Le piccole imprese vanno tutelate"

Il candidato al Consiglio Regionale del Pd, tra lavoro, occupazione e ambiente

E’ uno dei tre politici veronesi che si candidano, in quota PD, per le regionali. Classe 1957, Franco Bonfante tiene a precisare che non è “politico” di professione in senso stretto, nonostante la sua presenza “forte” nel Coordinamento regionale del Partito Democratico. Nel suo curriculum, però, qualche esperienza la fa valere, quasi quanto le sue due lauree all’università di Bologna in scienze politiche e giurisprudenza. Una carriera pubblica che parte al giro di boa della seconda metà degli anni Novanta: da primo cittadino di Cerea dal 1994 al 2002, poi come segretario e direttore generale di Legnago fino all’elezione in Consiglio provinciale nel 1999. In Regione siede dal 2005, e ora ripropone la sua candidatura per le elezioni prossime del 28 e 29 marzo.

Come procede la sua campagna elettorale?
Sta andando bene. In linea anche con la posizione del candidato presidente Bortolussi, non voglio una campagna “urlata”. Tendo a far rientrare tutto nel buonsenso e nel rispetto delle regole vigenti. Senza manifesti elettorali enormi e con limiti di spesa accettabili, cosa che non posso dire di altri candidati soprattutto leghisti. La mia campagna vuole essere sobria e ragionata. So che non va molto di moda ultimamente ma preferisco mantenere un certo tipo di credibilità aldilà della promozione spiccia.

Seguirà un programma con delle tappe itineranti?
Mi confronto soprattutto con l’elettorato del centrosinistra. Nessun gran comizio, e le conferenze organizzate raccoglieranno la “base” del partito, proprio per confrontarci sui temi che più stanno a cuore. Il primo marzo, avrò il piacere di intervenire con Pietro Ichino nell’incontro organizzato al Liston in piazza Bra. Tema sarà “Il cambiamento delle politiche del lavoro e delle pubbliche amministrazioni” in Regione. Lavoro, occupazione, e garanzie per il futuro.

Argomenti all’ordine del giorno di Bortolussi, candidato che porterete alla lotta per la presidenza… Sicuramente. Ma sono temi che dovrebbero condividere tutti. Giuseppe Bortolussi è l’ideale per il Pd, sia in tema di credibilità sul territorio sia come competenza. Potrebbe essere cura ideale per unire ancora di più la gente attorno al partito che ultimamente sembra essere “malinteso”. E io sostengo tutto il programma elettorale del mio candidato. Quindi occhio di riguardo per le tematiche sociali e in primis il lavoro e l’occupazione. Le piccole imprese che stanno soffrendo per effetto diretto della crisi devono avere percorsi più facili, così come il lavoro dipendente. Bisogna cercare di considerare maggiormente le aziende che fanno una politica che guardi al futuro dell’economia: quindi tassi agevolati per le imprese che tutelano e assumono lavoratori e che li fanno crescere. Ma posizioni certe anche sui temi ambientali e della sicurezza. Porto avanti anche io la battaglia del centrosinistra veneto ribadendo il mio secco “No” al nucleare. Tantomeno a Legnago su cui si sono sprecate tante ipotesi. Nemmeno con quei metodi palliativi che prevedono la realizzazione di centrali sui territori del Mantovano, praticamente confinanti con il Veneto.

Come vede Bortolussi? Ha qualche dubbio? Ci fosse stato un candidato molto radicato come Zanonato, muterebbe il suo appoggio?
Bortolussi è, attualmente, una delle scelte migliori su cui far ricadere certe responsabilità. Gli elettori veronesi gli sono molto vicini grazie anche alla figura importante che si è costruito a livello di credibilità. Una spinta necessaria gli viene dai piccoli e medi commercianti e gli artigiani che ben conoscono le sue battaglie. Zanonato attualmente sta facendo bene il sindaco a Padova e la sua carica sarebbe incompatibile con l’eventuale presidenza. Non penserei quindi ad un'altra ipotesi di candidatura. Bortolussi rimane stabile nelle preferenze del Pd.

Prima parlava di un Partito Democratico “malinteso” a livello popolare…

Mi riferisco soprattutto ai temi fiscali. In cui il partito è stato frainteso sulla lotta all’evasione e sulla tassazione dei commercianti, a cui si faceva riferimento come principali “colpevoli” dei mancati introiti fiscali. Una discussione più generica implica che si considerino tutte le categorie. E non si vuole fare polemica moralistica come accade spesso, ma bisogna tradurre la discussione in termini prettamente economici. In quota Pd i posti in consiglio per i candidati veronesi non sono numerosissimi.

Teme la concorrenza o un eventuale exploit di Roberto Uboldi e Roberto Fasoli?
Stimo tutti i miei colleghi del Partito, li rispetto sotto ogni punto di vista e ci incoraggiamo a vicenda sui piani della lealtà e dalla sana concorrenza. Penso che sia legittimo temerli poiché sono persone capaci e competenti. Ci troviamo e confrontiamo spesso tra di noi. Poi per il Consiglio regionale ognuno farà le proprie valutazioni, i propri ragionamenti e giocherà la sua “partita”. Ma, ribadisco, una “sana” e leale concorrenza non può far altro che spronare per il meglio.

Verona attualmente è protagonista di uno dei più accesi dibattiti: il futuro del centro ricerche Glaxo. Come vede la situazione?

Male. Molto male. Soprattutto in riferimento a tutti i discorsi politici che si stanno facendo. Il Governo sta creando una confusione grandissima attorno alle vicende Glaxo. Si considerano le variazioni contrattuali ma nessuno dice che prima di parlare di questo è necessario valutare principalmente il mantenimento dei posti. Parlano cinque ministri affastellando ipotesi e congetture, quando ne dovrebbe parlare solo uno. E secondo me dovrebbe essere il Presidente del Consiglio in persona.

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