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Interviste

Addio al "Leggo" nelle stazioni, giornalisti cassintegrati

La crisi pubblicitaria porta Caltagirone a decidere la chiusura delle edizioni venete del quotidiano

Da novembre non ci sarà più Leggo nelle stazioni, alle fermate degli autobus e ai pontili dei vaporetti. L’azienda ha deciso di chiudere otto edizioni del quotidiano gratuito distribuito anche a Venezia, Verona e Padova mettendo dodici giornalisti (il 40 per cento dell’intera forza lavoro) in cassa integrazione. Saranno chiuse tutte le redazioni a esclusione di Roma e Milano con la cessazione della pubblicazione e la distribuzione del giornale a Napoli, Bari, Firenze, Genova, Lombardia, Bologna, Torino e nelle tre città del Veneto. Una decisione che l’azienda (Leggo fa parte del terzo gruppo editoriale italiano Caltagirone Editore) motiva con il calo pubblicitario che negli ultimi anni ha colpito l’intero settore, tanto da far considerare i dodici giornalisti impiegati nelle redazioni decentrate esuberi.

L’assemblea dei redattori ritiene che la chiusura delle edizioni locali possa mettere a rischio anche il futuro delle restanti redazioni di Roma e Milano e stravolga la natura del quotidiano, concepito e realizzato come giornale nazionale e in quanto tale apprezzato dai lettori e dagli investitori. L’azienda avrebbe fatto delle aperture sulla possibilità di un riassorbimento dei giornalisti in esubero all’interno delle altre testate, i giornalisti hanno preso atto ma non hanno modificato lo stato di agitazione. I giornalisti ricordano che nonostante il taglio delle copie distribuite c’è stata una ripresa negli ultimi mesi dei lettori del quotidiano, che dopo un calo iniziale è risalito sopra i due milioni di lettori giornalieri con una crescita stimata del 5,8 per cento (dati Audipress).

Dopo dieci anni di lavoro senza mai un giorno di sciopero proclamato, i redattori hanno annunciato lo stato di agitazione affidando al Cdr un pacchetto di dodici giorni di sciopero, chiedendo all’Fnsi un intervento urgente per salvaguardare le professionalità dei redattori impiegati nelle edizioni locali, per arginare le ricadute che la riorganizzazione avrà sull’indotto, costituito da decine di collaboratori e fotografi e per avere rassicurazioni serie sulla sopravvivenza stessa e sul futuro della testata. Dopo la comunicazione della decisione di chiudere otto edizioni si è comunque avviata una trattativa con l’azienda per cercare di ridurre l’impatto sull’occupazione. Lunedì sera c’è stata anche una lunga assemblea dei giornalisti di Leggo.

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