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Neuroscienze, ecco come la droga fonde il cervello

Oltre 40 i giovani aderenti alla ricerca presentata dai ricercatori dell'Ulss 20

Le neuroscienze sono al servizio della lotta alla tossicodipendenza. Capire come e perché il cervello risponde a determinati impulsi, attivando diverse aree cerebrali ed in diverse modalità, aiuta infatti a capire le reazioni di chi fa uso di sostanze di fronte al desiderio della droga (craving) e, al contrario, al tentativo di resistenza da questo (resisting). È questa è la premessa da cui è partita l'Unità di neuroscienze del Dipartimento dipendenze dell'Ulss 20 di Verona che negli ultimi anni, prima in Italia, sta portando avanti alcuni studi e ricerche specifiche proprio in questo ambito, presentandoli al secondo Congresso nazionale “Neuroscienze of addiction. Neurobiologia, neuroimaging e aspetti educativi nelle dipendenze”, organizzato dal Dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 20 in collaborazione con il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Uno dei progetti in corso ha come obiettivo proprio quello di “mappare” le aree corticali che si attivano durante il craving e quelle che si attivano durante il resisting.

Grazie alle moderne tecniche di neuroimmagine, attraverso apparecchi di risonanza magnetica ad alto campo, è stato infatti possibile descrivere come l'uso di droghe sia associato anche ad un'anomala organizzazione funzionale del cervello. In base alla forza espressa dalle diverse aree cerebrali, a seconda delle fasi (craving e resisting) ci sarà rispettivamente il controllo del comportamento assuntivo – astinenza, o la ricerca attiva della sostanza – dipendenza. Ecco quindi che sottoponendo alcuni tossicodipendenti al test non invasivo della Risonanza magnetica funzionale (fMRI), una tecnica di indagine neurofisiologica basata sull'imaging con Risonanza magnetica nucleare, ed inducendo contemporaneamente attraverso determinate immagini la voglia della sostanza o il rifiuto di questa, è stato possibile mostrare a chiare lettere come la tossicodipendenza abbia una spiegazione neuro-anatomica di alterato funzionamento cerebrale, indotto da una modifica nella connettività funzionale che mantiene la dipendenza dalla sostanza.

In un gruppo di adolescenti che usano cannabis è stato osservato un minore spessore della corteccia”. I dati preliminari di questo studio sono esposti nella seconda edizione del volume. L'obiettivo di questi studi è, in primis, quello di acquisire importanti informazioni sui meccanismi fisiopatologici della tossicodipendenza ed arrivare così a realizzare percorsi diagnostici mirati e più efficaci. Un approfondimento ed un orientamento verso le neuroscienze, nel campo delle tossicodipendenze, ha lo scopo quindi di aiutare l'operatore sanitario nel quotidiano rapporto con i pazienti. Sapere cosa succede durante lo scatenamento del craving e quali funzioni cerebrali vengano coinvolte e alterate aumento infatti il grado di autocoscienza sia nel paziente che nel terapeuta, alla base di una più corretta ed efficace gestione del problema.

L’Unità di Neuroscienze offre, inoltre, ai genitori e ai ragazzi la possibilità di una valutazione neuropsicologica attraverso la quale si possono identificare eventuali danni provocati da alcol e droghe. Informazioni sul sito: www.neuroscienzedipendenze.it.

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