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Nel Garda avvallamenti di recente formazione

Le depressioni scoperte grazie ad uno studio di prevenzione dei terremoti

È stata portata a termine, nei giorni scorsi, una campagna idro-oceanografica sul Lago di Garda finalizzata al rilievo di estremo dettaglio della morfologia di un settore di particolare interesse del bacino sommerso - rilievo morfobatimetrico - allo scopo di fornire dati di base per aggiornare le attuali conoscenze in tema di tettonica attiva e di analisi di pericolosità sismica.

Il modello digitale del terreno (DTM) derivato dal rilievo, oltre alle osservazioni sull’attuale assetto e sulla storia evolutiva del lago, rappresenta una utile base per la gestione della navigabilità e del territorio in generale. La zona oggetto di rilievo è stata quella del Garda meridionale e, precisamente, del settore compreso tra Punta San Vigilio e Sirmione (a profondità comprese tra i 3.6 e i 226 metri).

Quest’area è storicamente caratterizzata da sismicità di grado elevato, supportata da evidenze di neotettonica e paleosismicità. In particolare, si ricordano due recenti terremoti di media intensità che colpirono Salò nel 1901, e di nuovo, nel 2004. La task force che ha effettuato il rilievo è stata capitanata dall’Università degli Studi dell’Insubria e ha visto la partecipazione ai lavori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero (CNR-IAMC) di Napoli, e la determinante collaborazione della Comunità del Garda. A sostegno della ricerca è intervenuta la Guardia Costiera, che ha messo a disposizione degli studiosi un proprio mezzo per effettuare il rilievo.

Lo studio si inserisce nell’ambito delle attività previste dal progetto INGV-DPC S1, nato dalla Convenzione fra Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma ed il Dipartimento della Protezione Civile per la determinazione del potenziale sismogenetico in Italia. Per la prima volta nel Lago di Garda è stata utilizzata la tecnologia Multibeam – con profondità operativa di circa 500 m - che restituisce un immagine del fondo lacustre a risoluzione altissima e, quindi, estremamente dettagliata. Questa tecnica di rilievo geofisico ha consentito di visualizzare ogni minimo particolare della morfologia del fondo del lago.

In cinque giorni di campagna sono stati rilevati 40 chilometri quadrati di fondale, che hanno reso disponibile una carta del Lago di Garda, con dettaglio al centimetro, di un’area significativamente estesa. I dati acquisti dal rilievo evidenziano la presenza di forme fresche di genesi recente, all’origine delle quali potrebbero concorrere diversi fattori che potranno essere oggetto di analisi in un prossimo futuro. "Grazie al basso tasso di sedimentazione del Lago di Garda, molto diverso da quello riscontrato nel Lago di Como nel corso degli ultimi studi, le immagini del rilievo ci forniscono dati di estremo interesse per l’aggiornamento delle conoscenze delle strutture tettoniche relativa alla Faglia del Garda – chiarisce il professor Alessandro Michetti, docente dell’Università degli Studi dell’Insubria e coordinatore del team di ricerca -. Sono, infatti, chiaramente visibili sul fondo lacustre, i cosiddetti pockmarks, ovvero depressioni circolari di varia dimensione e profondità, che sono provocati da emissioni fluide di natura gassosa o di acque interstiziali e, in alcuni casi, possono essere associati a campi di gas. La loro distribuzione sul fondale appare chiaramente controllata da zone di frattura".

Questa campagna rappresenta una prima tappa di un percorso di studi, il cui obiettivo sarà quello di capire di che natura siano queste depressioni; si tratterà di determinare se sono provocate da fenomeni idrotermali o se possono essere il risultato di movimenti recenti lungo la Faglia del Garda. "La formazione dei pockmarks potrebbe essere attribuita all’attività termale dell’area in esame, in particolare della vicina penisola di Sirmione, oppure potrebbe essere correlata all’attività sismica della zona" conclude il professor Michetti.

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