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Alluvione, sindaci con Zaia: "Abbiamo bisogno di soldi"

La speranza che arrivino altri aiuti da Roma. Tessari: "Speriamo che il federalismo dia una mano"

L'orgoglio e la dignità di ripartire. L'orgoglio di avere rimesso in piedi la propria azienda sommersa dall'acqua con le proprie forze, la dignità di saper chiedere aiuto quando da soli non ce la si fa. Il presidente della Regione Luca Zaia negli ultimi giorni ha annunciato che chiederà al governo altri fondi per i territori colpiti dall'alluvione dello scorso novembre. "Da un lato abbiamo i danni alle imprese e alle famiglie, che ammontano a circa un miliardo di euro - ha dichiarato il governatore intervistato da Radio24 - dall'altro abbiamo le opere per la messa in sicurezza del territorio. E sono altri due miliardi e mezzo di euro. Il mio Veneto lascia sul tappeto a Roma otto miliardi solo di tasse, e dai diciassette ai diciotto miliardi per il fondo di solidarietà tra Regioni. Se ci avessero dato una percentuale di queste risorse noi ora avremmo le maniglie d'oro, invece ora dobbiamo chiedere un aiuto. Perché ce n'è bisogno".

Una missione cui i sindaci dell'est veronese guardano con attenzione. E speranza. "Se ci dessero i dieci milioni che abbiamo chiesto riusciremmo a ripartire - afferma il sindaco di Monteforte d'Alpone Carlo Tessari - abbiamo bisogno di un ulteriore aiuto per riattivare tutto il nostro indotto economico, che si basa sull'agricoltura e il turismo". Per ora il Comune ha ricevuto 8milioni 740mila euro dalla Regione, girati in primis alle imprese che hanno compilato la rendicontazione dei danni subiti, e, in secondo luogo, alle abitazioni private. Ma i tagli in arrivo da Venezia per le attività turistiche non fanno dormire sogni tranquilli. "La nostra amministrazione è già stata penalizzata di 187mila euro - continua Tessari - speriamo che il federalismo accorra in aiuto. Non me la sento di chiedere nuove tasse ai cittadini. Alluvionati, bastonati e pure tassati sarebbe troppo".

La richiesta di nuovi aiuti proveniente da Luca Zaia trova d'accordo anche il sindaco di Soave Lino Gambaretto. "Noi per ora abbiamo ricevuto cinque milioni di euro - spiega il primo cittadino - ne abbiamo richiesti diciassette. Senza contare i lavori per la sistemazione degli argini, che sono di competenza del Genio civile. Nel decreto del presidente del Consiglio c'è scritto che dovremmo ricevere il 75 percento di quanto abbiamo richiesto". Il tessuto economico di Soave è stato gravemente colpito dall'alluvione. Quattro grandi attività calamitano poco più di metà dei dieci milioni di euro di danni subiti dalle imprese soavesi. Si tratta della Cantina di Soave, della cantina Rinaldi, della ditta Eurogen, attiva nel campo dei generatori elettrici ed elettronici, e dell'hotel Roxy Plaza, situato proprio in centro al paese. Questa attività è l'unica che non è ripresa. Per la sua riapertura si parla di settembre. Il muro che costeggiava il fiume esondato è crollato, investendo in pieno l'albergo. Sono state danneggiate delle strutture portanti dell'edificio. Un milione e duecentomila euro di danni. Intanto i dieci dipendenti, loro malgrado, sono stati messi in cassa integrazione.

Chi è ripartito, invece, si ritrova a dover fare i conti con due mesi in cui le compravendite si sono ridotte a zero. "Ci sono grandi difficoltà. A novembre e dicembre non abbiamo fatturato nulla - racconta Roberto Anselmi, titolare di una azienda agricola di Monteforte d'Alpone - E il nostro volume di produzione non è ancora tornato alla normalità. Ciò che si produceva in otto ore, ora lo si fa in dodici. Anche perché molti macchinari hanno tempi di consegna di due anni. Ci siamo comunque dati tutti da fare, ed è un orgoglio per noi essere riusciti a ripartire. Come tutte le altre imprese del mio paese".

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