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Castagna latitante: sulle tavole degli italiani abbondano quelle straniere

Coldiretti lancia l'allarme: quest'anno si prevede un autunno senza castagne nostrane. Nonostante, infatti, ogni anno la produzione di questo frutto autunnale tocchi cifre ragguardevoli, quest'anno saranno più le castagne estere quelle che si troveranno sul tavolo degli italiani

Novembre si sa è il mese delle castagne e del loro inconfondibile profumo d’inverno. Prodotto molto amato da grandi e piccoli, il nostro Paese ne è in assoluto il primo produttore. L’Italia, inoltre, proprio riguardo a questo frutto, detiene il primato per numeri di riconoscimenti europei: sono infatti ben dodici i tipi di castagne che hanno ottenuto il riconoscimento europeo, una di queste è il marrone di San Zeno Dop, che ha ottenuto la registrazione europea nel 2003.
 

Fiore all’occhiello della produzione locale, questa particolare castagna ha da sempre rappresentato una risorsa economica importante per questo territorio. Come si può leggere molto bene nel sito del Consorzio di Tutela del Marrone di San Zeno Dop, i primi riferimenti storici sulla coltivazione del castagno risalgono addirittura al Medioevo. La castagna rappresentava un elemento base della dieta montana, da consumare fresca, lavorata come farina (per ricavarne pane o polenta), cotta (sotto la cenere, bollita o arrostita sulla brace). Ma non solo: le castagne fornivano anche un'importante risorsa per nutrire gli animali d’allevamento come i maiali.
 

La sua commercializzazione, invece, si legge sempre nel sito del Consorzio, avveniva già alla fine del XIX secolo per via diretta, sul mercato settimanale di Caprino Veronese, o su quello di Verona e, successivamente, tramite i singoli negozianti.
 

Coldiretti però lancia un allarme: quest’anno si prevede un autunno senza castagne nostrane. Nonostante, infatti, ogni anno la produzione di questo frutto autunnale tocchi cifre ragguardevoli, si pensi che nel 1911 aveva raggiunto addirittura una produzione record di 829 milioni di chili, quest’anno saranno più le castagne estere, in modo particolare dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia, quelle che si troveranno sul tavolo degli italiani. Una quantità che, prima volta nella storia scesa al di sotto dei 18 milioni di chili, ha toccato i minimi storici con enorme guadagno del mercato internazionale. 
 

Le importazioni, infatti, hanno avuto una crescita del 20%, e questo solo nei primi sette mesi dell’anno.
 

La causa principale di questa vertiginosa discesa va ricercata, afferma Coldiretti, nell’andamento climatico sfavorevole che a causa dell’enorme caldo ha anticipato la nascita di questo frutto. Ma soprattutto gli attacchi provocati dall’insetto killer del castagno “Cinipide galligeno del castagno”, arrivato in Italia dalla Cina e che hanno provocato - sottolinea la Coldiretti - il crollo della produzione nazionale al di sotto dei 18 milioni di chili, con tagli addirittura del 70% rispetto agli anni precedenti l’infestazione. Anche il Veneto ha risentito degli attacchi di questo insetto, presente sul territorio già da ben sei anni.
 

Un danno enorme per il made in Italy e per questo prodotto in particolare che si è visto sorpassare dalla produzione estera. Ma se in quantità siamo stati superati, la qualità dei nostri prodotti rimane, ineguagliata, ancora in cima alla classifica ed è per noi fonte di grande orgoglio.

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