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Sportivi veronesi illustri: il tennista Giorgio De Stefani

Una grandissima carriera sia come atleta sia come dirigente. Per sei anni è stato il numero uno italiano. Micidiale il suo passante che sapeva giocare con la destra che con la sinistra

Uno dei più grandi giocatori di tennis della storia italiana. Giorgio De Stefani, nato a Verona il 24 febbraio 1904, morto a Roma nel 1992, praticamente 88 anni dedicati a questo sport perché De Stefani una volta conclusa la sua carriera agonistica cominciò quella da dirigente che lo portò a ricoprire incarichi di prestigio sia a livello nazionale che internazionale.

Laureato in giurisprudenza, De Stefani imparò il tennis da autodidatta. Cominciò usando la sua mano forte, la mancina, ma giocando diventò bravo anche con la destra, sviluppando così per primo il doppio dritto. Spostando la racchetta da una mano all'altra, poteva giocare il dritto sia con la destra che con la sinistra e questo rendeva il suo passante temibile per ogni avversario. 

Oltre alle sue doti tecniche, aveva anche una notevole resistenza e una determinazione che lo portarono in cima al ranking italiano per sei anni, dal 1933 al 1936 e poi di nuovo nel 1938. A livello internazione entrò nella top 10 nel 1935 arrivando al nono posto.

I primi successi di alto livello sono datati 1930, con il titolo nel singolo dei campionati assoluti e vincendo anche nei campionati mondiali universitari.

Il 1932 è l'anno del suo miglior risultato in un torneo del grande slam, la finale al Roland Garros persa contro la testa di serie numero 1 Henri Cochet. Nelle altre competizioni dello slam colleziona un quarto di finale agli Open di Australia e un ottavo di finale a Wimbledon. Un torneo internazionale però lo vince a Buenos Aires nel 1935.

Ha rappresentato l'Italia in 66 partite della Coppa Davis, vincendone 44.

Come dirigente fu riconosciuto prima all'estero e poi in Italia. Dal 1955 è stato eletto tre volte presidente della Federazione Internazionale di Tennis. Il ruolo di presidente lo ricoprì anche nella federazione italiana dal 1958. Dal 1951 fu anche membro del Cio, Comitato olimpico internazionale, ruolo che gli permise di battersi per la riammissione, poi ottenuta, del tennis tra le discipline olimpiche. E fece anche parte dei comitati organizzatori delle olimpiadi invernali di Cortina nel '56 e di quelle estive di Roma nel '60.

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