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Le chiese di Verona: la bella e incompiuta San Nicolò all'Arena

Nata nel 1697 sui resti di una più piccola chiesa precedente, il tamburo è stato chiuso quasi un secolo dopo e senza una cupola e per la facciata si è dovuta aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale.

27 maggio 1697. Questa è la data della consacrazione della chiesa di San Nicolò all'Arena, ma non la sua data di nascita, né tantomeno la data del suo completamento. 

Di una chiesa dedicata a San Nicolò in quella zona si ha notizia già dal XII secolo. Molto più piccola di come è adesso e rivolta dalla parte opposta, a oriente, una parrocchia che accoglie circa 400 fedeli con cinque altari. Quella chiesa non esiste più perché è stata demolita nel Seicento per volere dei Teatini. I padri di questo ordine religioso s'insediarono a San Nicolò nel 1604 e grazie alle numerose donazioni poterono far partire i lavori di ricostruzione che durarono settant'anni.

Dire però che i lavori durarono settant'anni non è corretto perché i lavori nella chiesa di San Nicolò non sono mai terminati. È un'incompiuta, che ancora durante l'era napoleonica, quindi più di un secolo dopo la sua consacrazione, mancava della cupola, della facciata e della torre campanaria. L'arrivo di Napoleone costrinse i teatini ad andarsene e quindi la chiesa tornò ad essere una parrocchia.

Nell'800, di soldi per completare San Nicolò non ce n'erano molti. Si riuscì comunque a chiudere il tamburo, ma non con una cupola come progettato inizialmente. Per la facciata bisogna aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando forse con troppa facilità furono utilizzati i resti della facciata della semidistrutta chiesa di San Sebastiano per dare un volto all'edificio consacrato a San Nicolò. Una scelta probabilmente poco felice, non solo perché creò forti polemiche, ma anche per i successivi e onerosi lavori di manutenzione. La torre campanaria non c'è anche per volontà popolare, i cittadini non hanno mai voluto la realizzazione di un'opera che avrebbe potuto rovinare la visione dell'Arena

L'interno è barocco in tutte le sue forme, dall'architettura alla scultura fino alla pittura. Sono le opere scultoree a dominare la scena, con statue raffiguranti il Redentore, gli Apostoli e gli Evangelisti. I quadri sono diciotto e sono in linea con il cambiamento avvenuto nella pittura veronese tra il Seicento e il Settecento.

Ogni cappella ha le sue peculiarità, ma l'occhio viene sempre rapito dalla fastosità del tabernacolo dell'altare maggiore, datato 1683. La sua struttura piramidale riempie lo spazio e l'insieme delle statue di putti e santi è intensamente scenografico.

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