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I veronesi e il cibo: un rapporto spiegato in dieci proverbi

Anche a Verona e provincia (come ovunque del resto) vivande e vettovaglie ricoprono un ruolo fondamentale, al punto da essere inserite in numerosi detti popolari

Che il cibo sia spesso al centro dei pensieri di molte persone (ma anche di molti animali) è un fatto risaputo e che non necessita di spiegazioni. I veronesi non fa eccezione, tant'è che nel corso della loro storia, henno dedicato una serie di proverbi a questo argomento che spesso anche esulano dal suo significato più materiale, arrivando ad utilizzarlo paragondolo ad alcune situazioni della vita di ogni giorno, così da rendere al meglio il senso di ciò che si voleva dire.
Ecco quindi dieci detti da noi selezionati. 

  • Verse (o Menestra) riscaldà e mojer ritornà, no i è mai bone.
  • El pesse ga da noar tri 'olte: prima ne l'aqua, dopo ne l’ojo e la tersa nel vin .
  • Se te vol magnàr on bel molon con sugo, varda s'el fiorisse de dugno.
  • Mal de testa 'ol magnar, mal de panza 'ol cagar.
  • Se non l’è supa, l’è pan bagnà
  • L'è mejo cavarse un ocio che magnar el bao del fenocio 
  • Pitosto che roba vansa, crepa la pansa
  • Nose e pan, pasto da vilan
  • I fasoi jè la carne dei poareti
  • Corpo pien, ànema consolà

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