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Tristi casi di cronaca della città Verona: l'esecuzione di Fabio Maritati

Sono passati quasi 40 anni dall'omicidio del figlio di Antonio Maritati, che allora dirigeva la squadra mobile di Verona. Grazie a dei pentiti, si scoprirono gli esecutori materiali del delitto, mentre il presunto mandante fu assolto

Nella lapide che lo ricorda, posta sul luogo in cui fu ucciso, si legge che a falciare la sua giovane vita fu una "proditoria vilissima mano in odio alle forze dell'ordine".

Era il 21 dicembre 1979, quasi 40 anni fa. Fabio Maritati chiede al papà Antonio di parcheggiare l'auto nel garage della loro abitazione di via Antonio Pigafetta. Si avvicina il Natale e dalla vettura erano appena stati scaricati i regali. Fabio Maritati ha 18 anni e studia da ragioniere. Ma è soprattutto il figlio del comandante della squadra mobile di Verona. Ed è molto probabile che fosse Antonio Maritati il vero obiettivo dell'agguato. Un gruppo di sicari armati di mitra aprono il fuoco contro Fabio, forse scambiandolo per il padre. 

La prima ipotesi è che si tratti di un delitto politico, poi di una vendetta della malavita contro cui Antonio Maritati conduceva un'aspra battaglia. Fu solo grazie alle rivelazioni di qualche pentito che si riuscirono a scoprire gli esecutori materiali del delitto. Mentre il presunto mandante fu assolto.

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