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Il "Don Rodrigo" della Valpantena: il conte Giovan Battista Allegri

Ricordato dal popolo come l'Alegro, di lui si narrano le cosiddette "bulade" delle vere e proprie sopraffazioni che il conte si poteva permettere perché il suo potere lo poneva al di sopra della legge.

Nel romanzo di Manzoni "I promessi sposi", il personaggio di Don Rodrigo è in tutto e per tutto negativo. È un signorotto che esercita il suo potere con crudeltà, aiutato dai bravi, i suoi scagnozzi. È un piccolo tiranno, pronto a compiere qualsiasi crimine pur di ottenere ciò che vuole. È un personaggio di fantasia, ma tra il Seicento e il Settecento, di uomini simili a Don Rodrigo ce ne sono stati in Italia e anche in provincia di Verona.

Si narra infatti che il conte Giovan Battista Allegri non fosse per niente uno stinco di santo. Ribattezzato dal popolo come l'Alegro, avere a che fare con lui, però, aveva poco a che fare con l'allegria. Anzi, sono rimaste nella memoria popolare alcune cattiverie che l'Alegro si poteva permettere perché la nobiltà e il potere della sua famiglia gli permetteva di essere al di sopra della legge. Le sopraffazioni di Giovan Battista Allegri sono ricordate con il nome di "bulade de l'Alegro". Tra queste c'è l'esecuzione di un cacciatore, sorpreso a cacciare nel territorio dell'Alegro. Il conte gli puntò il fucile contro e lo costrinse a salire su un albero. Poi, sempre sotto la minaccia del fucile, lo costrinse a cinguettare come un uccellino prima di sparargli.

Il suo palazzotto si trovava a Cuzzano e ora fa parte del territorio comunale di Grezzana. Il suo raggio d'azione era la Valpantena, fino a Giazza, da dove fu costretto una volta a scappare, respinto da un gruppo di bravi del posto.

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