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Alboino e Rosmunda: la congiura per uccidere il re dei Longobardi avvenne a Verona

Tra le tante storie di Verona, una delle più affascinanti, ma anche delle più sanguinose, è quella raccontata nella Historia Langobardorum sul terribile Alboino e sua moglie Rosmunda

Nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono si narra che la congiura per uccidere il re dei Longobardi Alboino, a opera di sua moglie Rosmunda, avvenne a Verona, nel palazzo che appartenne a Teodorico. L'uccisione del marito non era tuttavia senza un movente.

Nel 567 dopo Cristo, Alboino sconfisse il re dei Gepidi Cunimondo, sposandone poi la figlia Rosmunda. In una notte di gozzoviglie a Verona, secondo quanto narra la storia di Diacono, il re dei Longobardi avrebbe costretto la sua sposa a bere del vino dal teschio del padre, trasformato in una coppa. Furiosa per il macabro gesto, Rosmunda avrebbe organizzato con l'amante Elmichi una congiura per uccidere l'odiato marito. Nella notte, quindi, la regina sarebbe entrata nella stanza di Alboino, legando la sua spada al fodero per renderlo inerme; in questo modo, i congiurati poterono colpirlo tranquillamente con le spade, ponendo fine alla sua vita.

Tuttavia, circola un'altra leggenda su Rosmunda e sull'episodio del vino bevuto dal teschio del padre. Secondo questa seconda storia, sconvolta dalla tortura a cui era stata sottoposta, Rosmunda avrebbe tentato di lasciarsi morire di fame per non subire altre umiliazioni dal marito. A salvarla sarebbe stato il cuoco di corte che inventò per lei una nuova ricetta energetica, la Pearà, la salsa a base di brodo e pane grattuggiato che a Verona si accompagna con i bolliti di carne.

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