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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il vino e le "ceramidi", i possibili effetti protettivi sul cuore di un consumo lieve in una ricerca dell'ospedale di Negrar e università di Verona

Lo studio mira a «comprendere meglio i meccanismi biologici alla base dell’effetto cardioprotettivo del vino e potrebbe aprire la strada all’identificazione di un nuovo bersaglio terapeutico»

«Dietro gli effetti protettivi del vino sul cuore potrebbe celarsi un meccanismo che agisce su particolari lipidi presenti nel sangue, chiamati ceramidi». L'annuncio, che arriva mentre a Verona si sta concludendo Vinitaly, proviene dai ricercatori dell’Irccs Sacro Cuore di Negrar. Sempre dalla struttura ospedaliera veronese fanno inoltre sapere che «avrà inizio a breve un Dottorato di ricerca, nato dalla collaborazione con l’università scaligera, con l’obiettivo di dimostrare che l’assunzione lieve-moderata di vino può avere effetti cardiovascolari benefici agendo sulla riduzione delle ceramidi, acidi grassi presenti in quantità elevata nel sangue dei pazienti colpiti più volte da eventi ischemici come l’infarto cardiaco».

Secondo quanto viene riferito in una nota dell'ospedale Irccs Sacro Cuore di Negrar, il dottorato in medicina biomolecolare, sarà presieduto da Massimo Donadelli, professore ordinario di biochimica dell’ateneo veronese e coinvolge per l’Irccs Sacro Cuore di Negrar il dottor Stefano Bonapace, cardiologo, il dottor Gianluigi Lunardi, farmacologo clinico e il dottor Antonio Conti, direttore del laboratorio di chimica clinica. La nota dell'ospedale veronese, inoltre, chiarisce che «le ceramidi sono oggetto di ricerca da parte del "Sacro Cuore" e dell’università di Verona dal 2018 grazie all’utilizzo da parte del Laboratorio di Negrar di metodiche di analisi biochimica molto sofisticate e disponibili in pochi centri al mondo». In particolare, vengono poi ricordati «gli studi pubblicati dal gruppo sulle prestigiose riviste internazionali Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology e Metabolism Clinical and Experimental» che avrebbero «dimostrato che le ceramidi tendono ad aumentare il rischio di malattia coronarica e di recidiva di eventi cardiaci come l’infarto, anche in soggetti trattati farmacologicamente in modo ottimale per la riduzione del colesterolo "cattivo"». 

In merito è intervenuto direttamente il dottor Stefano Bonapace, cardiologo dell’Irccs Sacro Cuore di Negrar, il quale ha dichiarato: «I benefici del consumo lieve-moderato di vino (12 grammi di alcol al giorno nella donna e 25 grammi nell’uomo, corrispondenti rispettivamente ad uno o due bicchieri da 125 ml) sono stati ampiamenti dimostrati, in particolare l'assunzione di vino rosso è stata correlata a un minor rischio di malattia coronarica. - ha precisato il dottor Bonapace - Studi epidemiologici e meta-analisi hanno principalmente attribuito questo risultato alla grande varietà di composti polifenolici presenti nel vino rosso, come ad esempio il resveratrolo che inibisce la formazione di fattori infiammatori che causano malattie cardiovascolari».

Tuttavia, viene puntualizzato ancora nella nota, i meccanismi biologici responsabili dei menzionati "effetti cardioprotettivi" non risulterebbero completamente chiariti: «Ad oggi - ha infatti aggiunto il cardiologo Stefano Bonapace - il potenziale effetto benefico del vino consumato in modo lieve-moderato sembra essere prevalentemente legato ad un aumento nel sangue del colesterolo "buono" detto HDL e ad una riduzione dell’ossidazione del colesterolo "cattivo" LDL. Peraltro, non vi sono dati sul possibile effetto del vino sulle ceramidi, che sembrano avere un ruolo di "facilitatori" nel processo di aterogenesi favorendo con vari meccanismi la deposizione del colesterolo "cattivo" LDL nella parete delle arterie causandone così la progressiva ostruzione. Lo studio - ha pertanto concluso Bonapace - mira proprio a cercare di chiarire attraverso un’assunzione controllata in modo sperimentale di una certa quantità di vino, se parte dell’effetto benefico di questa popolare bevanda sul sistema cardiovascolare possa passare anche attraverso la modificazione nel sangue di queste ceramidi che, in prospettiva, potrebbero diventare un nuovo "target terapeutico"».

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