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L’intelligenza artificiale per combattere i tumori: all'ospedale di Negrar arriva l'innovativo macchinario

Si chiama "Ethos" e costituisce una nuova arma di grande precisione nella lotta contro i tumori: «Consente di colpire il tumore con alte dosi di radiazioni, riducendo così i tempi di esposizione»

Il dipartimento di radioterapia dell’Irccs di Negrar si conferma uno dei centri più avanzati per i trattamenti oncologici grazie a un assetto tecnologico unico a livello nazionale. Dopo l’acquisizione nel 2019 di Unity Elekta - che unisce un acceleratore lineare a una risonanza magnetica ad alto campo presente in Italia solo al Sacro Cuore Don Calabria - il nuovo arrivato è "Ethos Varian", un acceleratore lineare guidato da intelligenza artificiale, attualmente in uso solamente in un altro centro italiano.

A Negrar l’intelligenza artificiale nuova arma contro i tumori, intervista al prof. Alongi

«Si tratta di una sofisticata apparecchiatura costituita da un acceleratore lineare unito a una Tac a basso dosaggio di radiazioni. Ma soprattutto associato a un software avanzatissimo: una sorta di computer di bordo dotato di intelligenza artificiale. In altre parole il sistema è in grado di correggere, rielaborare e ri-adattare in tempo reale, cioè in sede di trattamento, la traiettoria del fascio di radiazioni in base allo spostamento del target tumorale», spiega Filippo Alongi, direttore del dipartimento di Radioterapia oncologica avanzata e professore associato all’Università di Brescia.

«Nel caso in cui gli organi sani siano troppo vicini al tumore da colpire a causa della posizione non corretta del paziente, dei movimenti fisiologici oppure della variazione di grandezza della neoplasia, per preservarli il robot intelligente "guida la mano" del radioterapista oncologo nel momento giusto, ottimizzando la procedura in tempo reale e in massima sicurezza», sottolinea Alongi. La precisione del trattamento, spiega la nota dell'Irccs di Negrar, «consente di colpire il tumore con alte dosi di radiazioni, riducendo così i tempi di esposizione (massimo 10 minuti) e il numero delle sedute». Finora con il nuovo macchinario «sono stati trattati più di 200 pazienti, affetti da tumori in tutti i distretti anatomici, senza rilevanti effetti collaterali». Con Ethos siamo nell’ambito della radioterapia "adaptive", ovvero «adattata in tempo reale alle circostanze anatomiche del paziente e corretta in modo attivo in ogni singola procedura di trattamento». Così come per quanto riguarda Unity, l’altro acceleratore lineare ad altissima precisione, in funzione a Negrar come unica sede sul territorio italiano dal 2019.

«Ethos e Unity sono due macchinari diversi, ma complementari - riprende il medico -. Il primo in un certo senso completa il secondo, in quanto risponde alle esigenze di quei pazienti per cui ci sono difficoltà di trattamento con Unity. Per esempio coloro che non riescono a rimanere fermi nel lettino di terapia a lungo per effettuare una risonanza prima del trattamento. Oppure i pazienti portatori di impianti di pacemaker o di defibrillatori o protesi metalliche non compatibili con i campi magnetici della RM.  Infine i grandi obesi o anche chi presenta più sedi di malattia in un’area vasta da non entrare nel campo del trattamento guidato da immagini di risonanza.  Questa combinazione unica di alte tecnologie offre a noi radioterapisti oncologi l’opportunità di effettuare trattamenti personalizzati in base alle condizioni cliniche di ogni paziente, cosa che la radioterapia convenzionale non sempre permette».

Sull’efficacia e fattibilità di una radioterapia che coniuga altissima precisione ed elevate dosi di radiazione, si è concluso lo studio osservazionale, promosso dalla Rete Oncologica Veneta ed effettuato dall’équipe del professor Alongi su 230 pazienti (per un totale di oltre 5mila sedute) trattati con Unity. I dati - che saranno presentati al prossimo congresso della Società Europea di Oncologia e Radioterapia, a Copenhagen, 8 e 9 maggio - hanno dimostrato che «questo tipo di tecnologia è sicura ed efficace anche nei casi più complessi».

«Un esempio sono i cosiddetti ritrattamenti, cioè quei pazienti che sono già stati irradiati e che, nella gran parte dei casi, non hanno altre valide opzioni terapeutiche - sottolinea il professore Filippo Alongi -. Nell’ambito dello studio, per i pazienti con ripresa di malattia prostatica, la radioterapia ha dimostrato di essere non solo una scelta palliativa, ma anche una possibilità di terapia o di controllo della patologia, senza irradiare massivamente i tessuti già colpiti, quindi minimizzando gli effetti collaterali. Si tratta di un risultato molto importante perché grazie ai progressi nella cura dei tumori e il conseguente aumento della sopravvivenza, sempre più persone si troveranno a dover affrontare una recidiva di malattia nella sede già trattata. Verosimilmente anziani con patologie concomitanti, come le cardiopatie, per cui la chemioterapia o l’ormonoterapia non sono indicate. Anche la chirurgia viene esclusa per le difficoltà di intervento che presentano i tessuti già irradiati. La radioterapia innovativa invece ci consente di dare a loro una nuova possibilità: su 22 pazienti ritrattati, solo due hanno subito effetti collaterali, e il tasso di sopravvivenza ad un anno è del 90%».

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