rotate-mobile
Martedì, 16 Aprile 2024
Salute Borgo Trento / Piazzale Aristide Stefani

Radiologia, le nuove frontiere a Verona: «Non più solo diagnosi, ma anche interventi mininvasivi»

La direttrice del Dipartimento di Patologia e Diagnostica e della Radiologia di Borgo Trento, dott.ssa Montemezzi: «La nostra figura è molto cambiata. Nuove tecniche di cura»

«La tecnologia radiologica più avanzata è oggi in grado di curare alcune patologie, che una volta sarebbero state trattate esclusivamente con intervento chirurgico». È quanto si legge in una nota dell'Aziendo ospedaliera universitaria integrata di Verona (Aoui), nella quale viene poi evidenziato che «malattie oncologiche, come il tumore del fegato o del rene, o il piede diabetico si risolvono invece con i moderni angiografi e la mano sapiente del radiologo interventista». Questo comporta «degenze brevi di un giorno al massimo due» e «niente bisturi», bensì un «trattamento locale mirato attraverso la puntura di una cannula».

Uno scenario presentato in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte la dr.ssa Stefania Montemezzi (direttrice del Dipartimento di Patologia e Diagnostica e della Radiologia Borgo Trento), il dott. Giovanni Puppini (responsabile servizio Angiografia interventistica), il prof. Enzo Bonora (direttore Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo), il prof. Alessandro Antonelli (direttore Urologia), il dott. Amedeo Carraro (direttore Centro Trapianti di fegato), il dott. Gino Puntel e la dr.ssa Nicoletta Lando (radiologi interventisti), il dott. Fabio Torrisi (Coordinatore infermieristico Radiologia) e la dr.ssa Patrizia Venditti (Coordinatrice infermieristica Angiografia).

Dottor Puppini esegue l'intervento : foto ufficio stampa Aoui Verona

La dottoressa Montemezzi ha spiegato: «La nostra figura è molto cambiata, oramai il radiologo è un radiologo clinico e interventista. Non siamo più, come si diceva una volta, dei "fotografi" dietro alla consolle, oggi in collaborazione con i colleghi diamo spiegazioni a quello che vediamo. Inoltre, la tecnologia ha consentito nuove tecniche e metodiche che forniscono informazioni sempre più precise nei vari distretti del corpo, utilizzate per interventi mini invasivi. L’approccio è multidisciplinare, parliamo di radiologia vascolare come nel piede diabetico, ma anche di ambito oncologico per tumori renali e lesioni epatiche con chemioembilizzazione e radio frequenza. Il nostro settore ad alto tasso tecnologico e di investimenti è molto cambiato. Il radiologo - ha evidenziato ancora la dottoressa Montemezzi - si trova a valutare un numero maggiore di immagini che contengono sempre più informazioni e deve sfruttarle per una una diagnosi sempre più accurata. Accanto a questo però, non dobbiamo dimenticare il nostro ruolo clinico perché conosciamo perfettamente la storia del paziente, solo così si valorizzano al meglio le informazioni che vengono da Tac, radiologia convenzionale, risonanza magnetica, mammografia ed ecografia. Insomma, radiologi preparati al lavoro clinico e a quello interventistico».

Il "piede diabetico"

Secondo quanto spiegato dall'Aoui di Verona, le ulcere e le infezioni che si sviluppano nei malati di diabete vengono «curate con angioplastica». Microcateteri, palloncino o stent permettono infatti di «liberare le arterie e favorire la vascolarizzazione, con la ripresa del flusso sanguigno». In merito è intervenuto il prof. Bonora: «Il piede diabetico è una patologia terribile per le infezioni che si sviluppano. L’angioplastica agli arti inferiori permette oggi di evitare l’amputazione. Con l’invecchiamento della popolazione queste casistiche sono in aumento e spesso si sviluppano lesioni importanti al piede, che guariscono solo quando ricomincia la corretta circolazione».

Gli ha quindi fatto eco il Dott Puppini: «Ne facciamo un centinaio l’anno e il nostro bacino di utenza è piuttosto ampio perché non sono molte le strutture sanitarie pubbliche che fanno questo tipo di trattamento. Con l’utilizzo della tecnologia, apriamo i vasi sanguigni per favorire la rivascolarizzazione».

Tumori epatici

Questa tipologia di tumori vengono trattati «entrando con un ago per via arteriosa». In particolare, spiegano sempre dall'Aoui Verona, si «iniettano localmente sostanze chemioterapiche unite allo choc termico del caldo». La combinazione dei due fattori «uccide o riduce il nodulo». Il dott Carraro ha precisato: «L’epatocarcinoma rappresenta quasi il 50% dei pazienti in lista di attesa per trapianto. La collaborazione con gli angiografisti è fondamentale per due tipi di pazienti: per il down staging che riduce le dimensioni del nodulo e fa rientrare il paziente nei criteri trapiantologici, oppure per trattare tutti quei pazienti che sono troppo fragili per essere sottoposti ad intervento chirurgico resettivo».

Anche il dott Puppini è intervenuto spiegando che «entrando per via arteriosa con piccoli cateteri, somministriamo direttamente nel tumore un farmaco chemioterapico che evita tutti gli effetti collaterali della chemioterapia. Contemporaneamente, - ha quindi aggiunto il dott. Puppini - con microparticelle chiudiamo il rifornimento arterioso di sangue al tumore e creiamo un calore talmente elevato da provocare direttamente la morte della lesione tumorale».

Tumori renali

I tumori renali, evidenziano ancora dall'Aoui Verona, si trattano con «la crioablazione nel caso di lesioni di piccole dimensioni. Con un ago si raggiunge il nodulo e si iniettano microsfere di ghiaccio a bassissime temperature in grado di uccidere in breve tempo la formazione tumorale». In questi casi «non serve anestesia».

«È una opzione terapeutica consolidata - ha dichiarato il prof. Antonelli - che non tanti ospedali offrono e che per Aoui Verona è il completamento indispensabile dell’offerta di cura del rene. Viene utilizzata in casi selezionati e risolve in maniera rapida, efficace e mininvasiva un problema tumorale». Il dott. Puppini ha poi concluso: «Nei tumori renali, il freddo dà risultati migliori ed è anche meno doloroso per il paziente. È significativo come le immagini mostrino la scomparsa del nodulo lasciando solo il ghiaccio che poi viene riassorbito».   

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Radiologia, le nuove frontiere a Verona: «Non più solo diagnosi, ma anche interventi mininvasivi»

VeronaSera è in caricamento